Giugno 2023 è il mese che conferma l'ideologia sovranista al governo dell'Italia. I sovranismi che si stanno diffondendo in Europa stanno portando l'Europa verso conflitti armati. L'Unione Europea da organo di unione delle nazioni d'Europa è diventata una tribuna per ogni nazionalismo che tende a minare i diritti dei cittadini in nome dell'assolutismo razzista.
Non più nazioni dove le persone sono cittadini, ma nazioni i cui sovranismi trasformano i cittadini in sudditi che devono obbedire.
Giugno 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.
14 giugno 2023
Fra il Dioniso descritto nelle Baccanti di Euripide e il Gesù dei vangeli, ci sono molte analogie in particolar modo nella rappresentazione del personaggio, nei suoi intenti e nelle relazioni con il "potere".
Si è sempre sostenuto che la costruzione del Gesù nei vangeli è stata una trasposizione di forme religiose ed elementi letterari più antichi. Di volta in volta, leggendo i vangeli, si riconosce questo o quell'elemento delle antiche leggende. Come la trasformazione dell'acqua in vino alle nozze fatta da Gesù altro non è che la trasposizione dell'attività di Dioniso che trasforma l'acqua in vino solo che, mentre Dioniso trasforma l'acqua in vino per liberare l'uomo dall'angoscia e dalle pene quotidiane, Gesù trasforma l'acqua in vino solo per dimostrare di essere un "figo", un super uomo, un padrone del presente.
Un esempio può essere quello di Gesù davanti a Pilato in cui si imita Dioniso davanti a Pènteo. Giovanni nel suo vangelo cerca di dare a Gesù la stessa dignità che ha Dioniso davanti a Pènteo. Per esaltare la figura di Gesù, Giovanni carica il racconto con alcune botte fisiche, non troppe per non andare fuori misura.
La differenza fondamentale fra la figura di Gesù nel vangelo di Giovanni e la figura di Dioniso nelle Baccanti di Euripide sta in ciò che qualifica la divinità del personaggio.
In Giovanni Gesù è il re, il padrone. Un padrone che vive la frustrazione per non essere riconosciuto come il padrone; Dioniso, nelle Baccanti, si qualifica per "essere un Dio" che vive la frustrazione per non essere riconosciuto per ciò che è.
Nel Vangelo di Giovanni c'è il confronto fra Gesù e Pilato. Pilato non appare prevenuto contro Gesù mentre, la parte dei "prevenuti" viene affidata ai Gran Sacerdoti e alle persone a cui Pilato indica Gesù come loro re e padrone.
Scrive Giovanni nel suo vangelo:
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?". Pilato disse: "Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù".
Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità.
Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?".
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: "Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l'usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?". Allora essi gridarono di nuovo: "Non costui, ma Barabba!". Barabba era un brigante.
Giovanni 18, 33-40
E continua il Vangelo di Giovanni:
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: "Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: "Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna". Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!".
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: "Crocifiggilo! Crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa". Gli risposero i Giudei: "Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio".
All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: "Di dove sei tu?". Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?". Gli rispose Gesù: "Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande".
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: "Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare". Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!". Ma quelli gridarono: "Via! Via! Crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Risposero i capi dei sacerdoti: "Non abbiamo altro re che Cesare". Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Giovanni 19, 1-16
La stessa scena fra Gesù e Pilato noi la troviamo nelle Baccanti di Euripide quando Dioniso viene portato in catene davanti a Pènteo senza affermare di essere Dioniso, ma spacciandosi come un inviato di Dioniso.
Chi si contrappone a Dioniso non è la gente, come in Gesù, ma Pènteo che, dall'arrivo di Dioniso, ha visto le case svuotarsi delle donne che sono andate sui monti a fare le Baccanti nei riti orgiastici in onore di Dioniso.
La scena inizia col servo di Pènteo che porta Dioniso in catene alla presenza di Pènteo, ma nello stesso tempo il servo informa Pènteo che tutte le Baccanti che aveva incarcerato sono fuggite dal momento che si sono sciolti i ceppi con cui lui le teneva prigioniere. Scrive Euripide nelle Baccanti:
[Entra un Servo, con altri che recano Dioniso in ceppi, mentre Pènteo esce dalla reggia.]
Servo:
Pènteo, la preda per cui ci mandasti e In mano nostra e siamo qui, né vano fu il nostro slancio. Questa fiera è mansa, non ha cercato scampo nella fuga. S'è consegnato senza riluttanza, senza sbiancare, la sua gota rossa non s'è trascolorita, sorridendo s'è lasciato legare e trascinare, fermo, facilitando il nostro còmpito. lo, per riguardo, gli ho detto: "Straniero, non per mia volontà t'arresto; è Pènteo che mi mandò con ordini precisi ". Peraltro, le Baccanti da te prese, legate e messe in vincoli, nel pubblico carcere, loro no, sono scomparse, si sono sguinzagliate per i campi saltabeccando ed invocando Bacco dio: le catene dei piedi si sono sciolte, si sono aperti i chiavistelli, senza intervento di mano mortale. L'uomo venuto a Tebe è tutto pieno di miracoli. A te pensare al resto.
Pènteo:
Scioglietegli le mani. è preso al laccio, non è cosi veloce da sfuggirmi. [Guarda Dioniso.] Brutto non sei davvero di persona, straniero, per il gusto delle donne - lo scopo della tua presenza a Tebe. Chioma fluente, ignara della lotta, che scende giù lungo le gote, piena di fascino; la pelle, mantenuta bianca nell'ombra, lontano dal sole: la bellezza ti serve per andare a caccia d'Afrodite. Innanzi tutto dimmi chi sei, da che stirpe provieni.
Dioniso
Nessun vanto: m'è facile rispondere. Certo conosci lo Tmolo fiorito ...
Pènteo:
Quello che avvolge la città di Sardi?
Dioniso
Sono di li, la mia patria è la Lidia.
Pènteo:
E donde porti in Grecia i tuoi misteri?
Dioniso
M'invia Dioniso, figliolo di Zeus.
Pènteo:
Là c'è uno Zeus, che crea numi novelli?
Dioniso
No, lo stesso che qui s'uni con Sèmele.
Pènteo:
E t'obbligò di notte o nella veglia?
Dioniso
Faccia a faccia, e m'affida i sacri riti.
Pènteo:
Che riti sono, per te, di che forma?
Dioniso
Segreti a chi non ha l'iniziazione.
Pènteo:
E che vantaggio dànno a chi li pratica?
Dioniso
Mette il conto saperlo, ma non puoi.
Pènteo:
Bel raggiro, per rendermi curioso!
Dioniso
Questi misteri detestano gli empi.
Pènteo:
Il dio l'hai visto, dici: beh, com'era?
Dioniso
Come pareva a lui, non certo a me!
Pènteo:
Altra schivata! non è una risposta.
Dioniso
Il saggio sembra stolto a chi non sa.
Pènteo:
E' il primo luogo dove porti il dio?
Dioniso
Tutti i barbari fanno danze orgiastiche.
Pènteo:
Rispetto ai Greci hanno meno criterio.
Dioniso
In questo, assai di più. Diverse usanze ...
Pènteo:
Compi i tuoi riti di notte o di giorno?
Dioniso
I più, di notte: ha un che di sacro, il buio.
Pènteo:
Qui, per le donne, sta l'insidia e il vizio.
Dioniso
L'osceno puoi trovarlo anche di giorno.
Pènteo:
Devi scontarli, i tuoi sofismi perfidi.
Dioniso
E tu la tua ignoranza e l'empietà.
Pènteo:
Bullo e scaltrito a parlare, il Baccante!
Dioniso
Che pena avrò? Che vuoi farmi d'orribile?
Pènteo:
Primo: ti taglio quei riccioli morbidi.
Dioniso
Chioma sacra: la cresco per il dio.
Pènteo:
Secondo: lascia quel tirso, consegnalo.
Dioniso
E' di Dioniso: strappamelo tu.
Pènteo:
Terzo: sarai guardato a vista in carcere.
Dioniso
Mi scioglierà, quando lo voglia, il dio.
Pènteo:
Quando l'invocherai, fra le Baccanti!
Dioniso
Vede ciò che subisco: è qui, vicino.
Pènteo:
Dove? Per quanto guardi, non lo vedo.
Dioniso
E' con me. Tu sei un empio e non lo vedi.
Pènteo:
Questo disprezza Tebe e me. Prendetelo!
Dioniso
Legarmi? No! Parlo da saggio a saggi.
Pènteo:
Legarti si! Sono io che comando.
Dioniso
Non sai che cosa vuoi, che fai, chi sei.
Pènteo:
Pènteo figlio d'Agave; Echione il padre ..
Dioniso
Rechi pianto e sventura nel tuo nome.
Pènteo:
Vattene via! Legatelo vicino alle greppie, che veda buio e tenebra. Palle 11, le tue danze. Quanto a queste che ti trascini dietro come complici delle tue malefatte, potrò venderle o, posta fine a tutto questo strepito di mani e a questo fragore di timpani, le faccio schiave e le metto al telaio.
Dioniso
Vado. Quanto a subire, se non devo, non devo. Quanto a te, di questi oltraggi Dioniso esigerà la pena, quello che, a quanto dici, non esiste. è lui che, facendomi torto, metti in ceppi, [Esce, portato via dalle guardie. Pènteo rientra nella reggia. ]
Euripide, Baccanti In Tutte le Tragedie, Newton e Compton Editori, 1991, p. 299-302
Confrontando i due testi, le analogie appaiono evidenti. L'eroe divino in catene davanti ad un giudice che pensa di avere su di lui potere di vita e di morte.
L'eroe divino che risponde a tono al suo carceriere e che mantiene un comportamento dignitoso consapevole della sua superiorità rispetto al giudice che lo minaccia di morte.
E' una scena che, al di là di Giovanni, gli evangelisti hanno sviluppato in vari modi nel tentativo di far assimilare Gesù alla figura di Dioniso.
Se gli spettatori, che assistevano ai racconti dei vangeli, si riconoscevano in Gesù era solo perché avevano familiarità con la storia di Dioniso recitata nei teatri dove le Baccanti venivano rappresentate.
La cosa buffa è che Euripide, il nemico degli Dèi, ha descritto un Dio, Dioniso, al limite della malvagità che ha fornito, una volta edulcorato nella rappresentazione, il modello sul quale costruire un Gesù dei cristiani dignitoso davanti ad un tribunale che lo giudica per bestemmie e arroganza. Per molto meno i cristiani bruciavano vivi gli eretici.
Mentre Pilato, dopo la condanna di Gesù, sparirà dall'orizzonte dei vangeli, Pènteo, dopo aver tentato di imprigionare Dioniso inizia la sua distruzione.
L'arresto di Dioniso da parte di Pènteo dà il via alla tragedia; l'arresto di Gesù chiude i vangeli e dà il via alla tragedia umana di duemila anni di oscurantismo.
Eppure, in Euripide, appare, sia pur indirettamente l'idea del Dioniso che emerge nel desiderio delle Baccanti, nel loro "essere Dioniso" che invade la loro coscienza e che le spinge ad allontanarsi dai "doveri sociali", dai telai, per andare a baccheggiare sui monti.
La pazzia di Dioniso non è la pazzia di Gesù. La pazzia di Gesù è quella di ritenersi il padrone degli uomini, la follia di Dioniso è quella che libera le persone dal dovere quotidiano che sottomette i bisogni e i desideri dell'uomo.
Due figure diverse che vengono rappresentate con uno schema simile dove il lettore può scegliere se liberarsi dai doveri quotidiani mediante l'ebrezza o se sottomettersi ai doveri quotidiani, alla sofferenza rappresentata da Pènteo. Una sofferenza che i cristiani trasferiscono su Gesù e fanno della sofferenza che sottomette alla sofferenza di Gesù il modello da imporre agli uomini che, sottomettendosi a Gesù, si sottomettono ai doveri sociali che loro, in quanto Gesù, impongono.
14 giugno 2023
Oggi ho lavorato, per finire ci vorrà un po', sull'analogia fra il Dioniso nelle Baccanti di Euripide e il Gesù nel vangelo di Giovanni.
In particolare il processo di Gesù davanti a Pilato è analogo al processo di Dioniso davanti a Pènteo.
Al di là delle differenze formali di ambientazione, la differenza maggiore è che Dioniso è sé stesso mentre Gesù possiede (il re dei giudei). Un'altra differenza, e me ne sto convincendo un po' alla volta anche se è sempre possibile cambiare idea, mentre Giovanni scrive per esaltare Gesù, Euripide scrive per dimostrare l'arroganza e la violenza di Dioniso.
Entrambi i personaggi delle storie hanno in comune: che cosa vogliono! Entrambi vogliono essere riconosciuti come Dèi in quanto figli di Dèi.
Il modello di Euripide diventa il modello per una nuova e diversa sceneggiata in Giovanni.
14 giugno 2023
Fiore di magnolia in un parco di Marghera.
Tutti i testi del mese di giugno 2023 in un'unica pagina
Indice pagine mensili di cronache Pagane
Torna agli argomenti del sito Religione Pagana
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore
della Federazione Pagana
Piaz.le Parmesan, 8
30175 Marghera - Venezia
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Iside con bambino - Museo di Napoli prestata a Torino!
Questo sito non usa cookie. Questo sito non traccia i visitatori. Questo sito non chiede dati personali. Questo sito non tratta denaro.