Giugno 2023 è il mese che conferma l'ideologia sovranista al governo dell'Italia. I sovranismi che si stanno diffondendo in Europa stanno portando l'Europa verso conflitti armati. L'Unione Europea da organo di unione delle nazioni d'Europa è diventata una tribuna per ogni nazionalismo che tende a minare i diritti dei cittadini in nome dell'assolutismo razzista.
Non più nazioni dove le persone sono cittadini, ma nazioni i cui sovranismi trasformano i cittadini in sudditi che devono obbedire.
Giugno 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.
11 giugno 2023
Sia Henri Jeanmaire nel suo "Dioniso – Storia del culto di Bacco" che Nietzsche in "La nascita della tragedia" usano molto la tragedia delle Baccanti di Euripide. Cosa che Kerenyi evita anche se ne parla.
Le Baccanti di Euripide pongono un problema di ordine "fideistico" perché questa commedia è stata scritta da Euripide poco prima di morire e fu rappresentata dopo la sua morte. Dal momento che Euripide era un nemico degli Dèi e dei culti religiosi dell'epoca, gli studiosi si chiedono:
Il problema centrale delle Baccanti è stabilire se la tragedia rappresenti una palinodia del poeta o invece s'inquadri nella consueta problematica e nella critica del mito, o infine se sia da cercare in essa soltanto l'arte per l'arte. Gli assertori d'una palinodia o "conversione" (Tyrwhitt, Lobeck) puntano sull'adesione sentimentale con cui è cantato l'orgiasmo in tutto il corso dell'opera. La febbre mistica, la catarsi provocata dal dio dell'ebbrezza, la simpatia da cui il personaggio Dioniso è come avvolto, l'ardente intonazione dei cori non sarebbero spiegabili con un ritorno arcaizzante alle sorgenti della tragedia, ma sarebbero tracce d'un'esperienza diretta, d'un'intensa partecipazione di tutto lo spirito del poeta alla sua materia. I negatori (fra i più risoluti il Perrotta) concentrano l'attenzione sull'atroce soluzione del dramma e sulle denunzie d'una crudeltà assurda del dio, formulate dagli stessi iniziati, ai suoi misteri, Agave e Cadmo. La rappresentazione dell'émpito dionisiaco starebbe in funzione drammatica; quanto più è appassionata, entusiastica, colorita, tanto più squallido, anzi raccapricciante, sarebbe il suo finale annegare in un' esperienza di ferocissima beffa. Non è mancata, da parte di taluno, la sottolineatura d'un'ironia circolante nell'intera tragedia, che sarebbe stata concepita, pertanto, in uno spirito voltairiano. Finalmente Arnim, Masqueray, Poblenz, Dodds escludono la presenza di qualunque visione concettuale della vicenda e riconoscono nel poeta un Kunstler che punta sulla fantasia senza credere nei suoi obietti ed è soltanto sollecito di creare «una bella tragedia». Va detto che, a parte l'incongruenza della nozione di conversione applicata allo spirito religioso aconfessionale dell'età greca, la soluzione della vicenda non può essere trascurata o addirittura ignorata. D'altro canto, che l'impressione più forte comunicata dalla tragedia sia quella dell'aura dionisiaca è indiscutibile. Infine non si riesce a vedere come una bella tragedia possa farsi senza una profonda emozione e un impegno del poeta: dire che «Euripide ha cantato come poeta, non come credente, l'ebbrezza dionisiaca» equivale a ridurre le Baccanti a mera abilità descrittiva di scene naturali, laddove la tragedia è tutta viva e comunicativa, proprio per il «brivido dionisiaco» che la percorre. La tesi della palinodia come la sua negazione presuppongono nel poeta una posizione ideale precisa e ferma che non esiste, in un dramma che è proprio il contrasto di due voci egualmente possenti nell'anima euripidea, la tesi dell'arte per l'arte postula un'indifferenza o un distacco, che di quell'arte non spiega il segreto.
Introduzione alle Baccanti di Euripide, Newton e Compton Editori, 1991, p. 284-285
Penso che il problema sul come interpretare le Baccanti di Euripide sia abbastanza moderno.
Scrivendo questa tragedia, prima di morire, Euripide ha scritto solo una bella tragedia pescando dal suo mondo immaginario o in questa tragedia c'è una certa nostalgia della "religione" che ha praticato in una certa infanzia per poi negare gli Dèi in età adulta che alimenta in vecchiaia un certo ritorno all'infanzia?
O è una critica ai comportamenti di Dioniso nella relazione con Pènteo?
Una cosa è certa, non si può spiegare il dionisismo attraverso la lettura delle Baccanti anche se le Baccanti sono portatrici di spunti mitici. Allo stesso modo non è possibile parlare del mito di Dioniso leggendo le Dionisiache di Nonno di Panopoli.
Va presa come un'opera letteraria che tende ad illustrare la contrapposizione fra Pènteo che significa "uomo della sofferenza" e Dioniso che significa "giovane figlio di Zeus".
Sofferenza come esaltazione della razionalità in contrapposizione alla gioia orgiastica che demolisce ogni razionalità.
Scrive Nietzsche:
"Che Socrate avesse una stretta relazione di tendenza con Euripide, questo non sfuggì al suo tempo antico; e l'espressione più eloquente di questa felice intuizione è la leggenda che circolava ad Atene, secondo la quale Socrate avrebbe aiutato Euripide nel poetare. I sostenitori del "buon tempo antico" facevano d'un fiato i nomi d'entrambi quando si trattava di enumerare i corruttori del popolo: dal loro influsso sarebbe dipeso che l'antico e rigoroso valore di anima e corpo, degno di Maratona, fosse sempre più sacrificato a un dubbioso razionalismo, responsabile di un crescente impoverimento delle forze fisiche e spirituali."
Nietzsche, La nascita della tragedia, Editore Demetra, 1996, p. 106.
Nella tragedia, le Baccanti di Euripide, Agave, figlia di Cadmo e sorella di Semele, è madre di Pènteo che, spiando le Baccanti, viene ucciso dalle Baccanti capitanate da Agave che lo scambia per un leone. Pènteo, in precedenza, aveva imprigionato Dioniso e la tragedia termina in questo modo:
CADMO:
Sono, figlia, per te, per le tue sorelle le lacrime mie.
AGAVE:
Tremendo è questo scempio che a questa tua casa il sire Dioniso recò.
DIONISO:
Tremendo l'oltraggio patito da voi: a Tebe il mio nome in onore non fu.
AGAVE:
Addio, padre mio.
CADMO:
Salute a te, poverina - un augurio impossibile. Addio.
AGAVE [alle donne del Coro]:
Dalle mie sorelle, compagne del mio miserevole esilio, scortatemi voi. Andare vorrei dove né il Citerone vedesse me né io il Citerone scorgessi mai più e sui tirsi di Bacco cadesse l'oblio: ad altre Baccanti la cura.
CORO:
Sono molte le sorti che il cielo ci dà e compiono eventi inattesi gli dèi, né ciò che credemmo diviene realtà; risolve le cose incredibili un dio.
Così questa storia è finita.
Euripide, Baccanti in Tutte le tragedie, Newton e Compton Editori, 1991, p. 327-328
Rimane il dubbio su quest'ultima tragedia e sugli effetti che ha prodotto nella storia dove l'uomo della sofferenza in croce distrugge gli uomini della gioia e dell'orgia.
11 giugno 2023
Nell'antica Grecia, celebrazione delle cerimonie dei misteri, spec. quelli di Dioniso, durante i quali l'azione sacra raggiungeva un entusiasmo parossistico; per estenstensione, ogni manifestazione religiosa di carattere tumultuoso, sfrenato, e anche licenzioso.
E' solo dal diciottesimo secolo in poi che la parola "orgia", ricalcata nelle varie lingue sull'originale, è stata impiegata a significare gozzoviglie selvagge o dissolute, sregolatezza licenziosa o comportamenti debosciati.
11 giugno 2023
Ci sono due modi per nascondere le informazioni utili.
O nasconderle in antri bui e segreti, oppure sommergerle di tonnellate di informazioni inutili, diverse, superficiali o deliranti.
La prima tecnica era usata in passato, la seconda tecnica è quella che viene usata oggi.
Come si può ovviare? Cercando quanto ci serve per quello che noi intendiamo fare.
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore
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