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Luglio 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.

10 luglio 2023
cronache della religione pagana

Claudio Simeoni

Cronache mese di Luglio 2023

 

10 luglio 2023

Anassagora e Aristotele: il concetto di trasformazione

Nella filosofia metafisica greca il concetto di trasformazione della forma di un oggetto nella forma propria di un diverso oggetto, non è mai entrata nel dibattito filosofico. Il concetto sembra aleggiare come un fantasma sul dibattito filosofico dove, alcuni filosofi, tendono ad elaborarlo, ma hanno difficoltà ad usarlo come concetto base a fondamento della loro logica.

Cosa sono le omeomerie nella filosofia di Anassagora?

Questa è una grande incognita. Aristotele dà una spiegazione, ma la spiegazione di Aristotele ci dice che cosa Aristotele ha capito delle omeomerie di Anassagora, non ci dice che cosa Anassagora intendesse con le omeomerie che, infinitamente piccole e presenti, fin dall'inizio del tempo, hanno costruito la realtà come oggi la pensiamo e la viviamo.

Noi non sappiamo se effettivamente Anassagora pensasse che nel tutto universale fossero presenti, per esempio, frammenti dispersi di ossa, che poi il movimento dell'universo ha aggregato, o se pensasse che nell'infinitamente piccolo, contenuto nell'universo, ci fossero le omeomerie come potenzialità per produrre, nelle trasformazioni, le ossa.

Allo stesso modo non sappiamo per certo se il concetto di "Intelligenza", usato da Anassagora, fosse l'intelligenza della materia o, come dicono Aristotele e Simplicio, fosse un'intelligenza ordinatrice al di fuori della materia.

Di Anassagora sappiamo ciò che altri hanno voluto attribuire ad Anassagora. Tuttavia, questo non significa che non abbia lasciato tracce significative del suo pensiero.

Scrive Aristotele

45. ARISTOT. phys. I' 4. 203 a 19.

Quanti pongono gli elementi infiniti, come Anassagora e Democrito, l'uno con le omeomerie, l'altro con l'universale mescolanza dei semi delle varie forme, sostengono che l'infinito è continuo per contatto. [Anassagora] dice anche che ogni parte è una mescolanza simile al tutto. – SIMPLIC. z. d. St 460, 4
Spiega perciò come era necessario non solo che Anassagora ponesse l'intera mescolanza come infinita per grandezza, ma anche che ogni omeomeria fosse implicata in tutte le cose, proprio come l'intero e non solo che ciascuna di queste cose fosse infinita, ma infinitamente infinita, Anassagora, dunque, giunse a questa conclusione pensando che niente potesse generarsi dal non-essere e che tutto fosse alimentato dal simile.

Diels-Kranz, I Presocratici, Editore Bompiani, 2008, p.1033

Sembra, dall'interpretazione di Aristotele, che tutte le cose, secondo Anassagora, fossero presenti contemporaneamente, all'inizio dell'universo, nella forma in cui le cose appaiono e come definite dalla ragione. Nello stesso tempo, Aristotele associa Democrito ad Anassagora associando, di fatto, la teoria degli omeomeri alla teoria degli atomi.

Nel tutto originario, secondo l'interpretazione di Aristotele, è presente il tutto attuale sia pur mescolato in maniera diversa dove, la selezione della materia viene separata per aggregazione dato l'intervento dell'"intelligenza" che aggrega gli uguali separandoli dai diversi.

Aristotele continua il suo ragionamento sugli omeomeri di Anassagora affermando:

Notando, dunque, come tutto si genera dal tutto, benché non immediatamente, ma seguendo un certo ordine (tant'è che dal fuoco si produce l'aria, dall'aria l'acqua, dall'acqua la terra, dalla terra la pietra e dalla pietra nuovamente il fuoco in base allo stesso alimento che viene fornito, per esempio dal pane si generano molte cose diverse come carni, ossa, vene, nervi, capelli, unghie e ali, e, se del caso anche corna, e il simile cresce per opera del simile). Per questo [Anassagora] suppose che nel cibo e nell'acqua, dato che di essa si nutrono le piante, vi sia legno, corteccia e frutto. Sosteneva, perciò, che tutto è mescolato in tutto, e che la generazione si produceva per separazione.

[...]

Perciò [Anassagora ]iniziò così il suo scritto in questo modo "Insieme erano tutte le cose" e quindi ciascuna cosa, come questo pane è una mescolanza di questa carne e di quest'osso ossia è una mescolanza simile al tutto. Pareva dunque che Anassagora dicesse che, essendo insieme tutte le cose e stando ferme, per un tempo anteriore infinito, volendo l'Intelligenza ordinatrice distinguere le forme, che egli chiama omeomerie, impresse in loro il movimento

Diels-Kranz, I Presocratici, Editore Bompiani, 2008, p. 1033

Tutto esiste uguale fin dall'inizio e l'Intelligenza procederebbe, secondo Aristotele, ad un certo punto, a muoverle. Il movimento aggrega le omeomerie simili costruendo quanto esiste separando quell'oggetto specifico dal tutto in cui è dissolto e confuso con altri oggetti.

Non si tratta di cose, materia, definita astrattamente, ma si tratta di materia fisica definita precisamente (ossa, carne, tendini, ecc.).

Dice Aristotele:

Aristotele, Phys. I 5, 205, b 1 A

Anassagora parla in modo assurdo dell'immobilità dell'infinito; egli sostiene, infatti, che l'infinito si regge su sé stesso, e che questo accade perché esso si trova in sé stesso; infatti nient'altro lo circonda, come se il luogo in cui sta una cosa coincida col suo luogo naturale.

Diels-Kranz, I Presocratici, Editore Bompiani, 2008, p. 1039

L'infinito, che noi consideriamo come mondo e nel quale viviamo, secondo Anassagora, è contenuto in un infinito, spazio, ancora maggiore e, l'infinito reale, si regge su sé stesso. Per Aristotele questo è assurdo!

Gli omeomeri di Anassagora e gli atomi di Democrito sarebbero un errore, secondo Aristotele, perché non potevano rappresentare, in maniera disgregata, il tutto presente ora in un tutto, sempre come presente ora, disgregato e confuso nell'inizio del tempo.

La questione diventa: un omeomero è alla base del presente, ma deve necessariamente esiste nella stessa qualità in cui esiste nel presente ora?

Gli atomi democritei sono la base della materia, ma devono esistere nella qualità in cui noi consideriamo la materia nella forma in cui la pratichiamo oggi?

L'immobilità dell'infinito è un dato scientificamente provato dalla scienza del 2000. Un'ipotesi, nella filosofia di Anassagora. L'ipotesi dice che in un dato momento, l'infinito, comunque sia, era immobile e si è messo in moto (parliamo di Big Bang). Lo stesso concetto è espresso dagli Orfici ed è espresso nella Teogonia esiodea.

L'universo si regge su sé stesso. Questo concetto di Anassagora è stato accettato; è diventato parte del modo di concepire l'universo. L'universo fisico, stando alle attuali constatazioni, è in espansione in un "vuoto" che lo cotiene.

Queste osservazioni di Aristotele vengono riprese da Simplicio (Cilicia, 490 circa – 560 circa), un neoplatonico che con Damascio si rifugiò in Persia dopo la chiusura dell'ultima accademia di Atene. Simplicio colse l'occasione per separare l'Intelletto, della filosofia di Anassagora, dalla materia. Lo stesso è sostenuto da Aristotele:

Aristotele phys. O 5. 256 b 24

Anassagora dice bene, affermando che l'intelligenza è impassibile e priva di mescolanza dato che la pone come principio del movimento. Infatti, potrebbe muovere solo se non fosse mossa, e avere potere solo essendo priva di mescolanza.

Diels-Kranz, I Presocratici, Editore Bompiani, 2008, p. 1039-1041

L'Intelligenza di Anassagora altro non è che l'Eros primordiale di Esiodo e Fanes degli Orfici. E' la qualità che permea la materia e che consente alla materia di passare dallo stato di inconsapevolezza alla consapevolezza.

Gli Orfici pongono Cronos, il tempo, all'inizio del mondo perché il mutamento, mediante il movimento, è all'origine delle trasformazioni.

Le cose, secondo Aristotele, devono essere "presenti nella forma" e non in potenza dove, l'essere in potenza, è rappresentato dall'omeomero in possesso della capacità di trasformarsi nell'oggetto considerato.

Dice Simplicio, riferendosi ad Anassagora, che siccome nella terra c'è il legno, l'albero, aggregando l'omeomero legno che trae dalla terra, può crescere e svilupparsi. Per Simplicio è impensabile che l'albero abbia la capacità di trasformare la terra in legno.

L'idea creazionista, ebrea, cristiana, neoplatonica o quant'altro, ha la caratteristica di bloccare nel cervello degli individui quella "forma mentis" che porta a pensare alla trasformazione e, in particolare, che rende impossibile pensare che un soggetto, qualunque sia la sua natura, al di fuori dell'"Essere", possa trasformarsi e divenire anche in opposizione all'"Essere".

All'inizio del tempo tutto è insieme, ma il tutto non è insieme nella forma, per quanto piccola o disgregata, che ha come noi oggi lo consideriamo (ossa, carne, nervi, ecc.), ma è tutto insieme nella possibilità di formare questo per trasformazione.

Il pensiero di Anassagora, come quello di Democrito, non era al di fuori di ogni condizione religiosa e l'idea che il mondo fosse divenuto da un "uovo luminoso" era un'idea generalmente diffusa dalla quale né Anassagora, né Democrito si discostavano.

Così gli omeomeri, comunque venissero presentati, erano parte di quell'"uovo luminoso" allo stesso modo in cui gli atomi erano parte di quell'uovo luminoso. Per Anassagora, l'uovo luminoso era costituito da omeomeri; per Democrito l'uovo luminoso era costituito da atomi.

La domanda, a cui gli antichi non hanno mai voluto rispondere, è questa: la materia è portatrice di intelligenza?

La materia che non si emoziona è diversa dalla materia che si emoziona. Una la chiamiamo vivente, l'altra no. Tuttavia, entrambe le materie, sia che sia vivente sia che non sia vivente, si adattano alle condizioni oggettive incontrate. Si adattano cercando un equilibrio esistenziale e nella ricerca di quell'equilibrio, anche la materia non vivente si muove. Quel movimento indica partecipazione e la partecipazione è sempre un atto di intelligenza. Altrimenti, se ciò non fosse, come posso sapere che il mio vicino ha un certo grado di intelligenza? Lo posso dedurre dalle sue scelte, dalle sue azioni, dai suoi adattamenti, ma non posso entrare dentro di lui e guardare il mondo col suo intelletto. Se applico il principio secondo cui il movimento e l'adattamento indica un certo grado di intelligenza, quel principio lo devo applicare a tutti indistintamente al di là che io riconosca nell'oggetto, che si adatta, intelligenza o meno.

Ora, che gli omeomeri si combinino o che gli atomi si combinino, danno vita a combinazioni diverse della materia che, in possesso di volontà e intelligenza o meno, si trasforma. Che io riconosca che le azioni di quella materia che si adatta siano "intelligenti" o meno è indifferente perché i suoi processi adattativi definiscono, comunque, un processo di trasformazione mediante aggregazione. Mentre gli omeomeri, come interpretati da Aristotele e da Simplicio, indicano un processo di trasformazione per aggregazione di un simile in essere, gli atomi di Democrito possono formare il presente solo aggregandosi in maniera diversa, disfacendo le aggregazioni e ricombinando le aggregazioni in maniera diversa modificando profondamente la qualità dell'oggetto che formano aggregandosi.

Dal momento che Democrito e Anassagora sono contemporanei e le due "scuole" erano in relazione è possibile pensare che i concetti del venire in essere del presente fossero simili e diversificati allo stesso tempo. D'altro canto, nell'idea degli omeomeri Anassagora ha idea dell'infinitamente piccolo oltre a quello che i sensi sono in grado di definire piccolo. Esattamente lo stesso concetto di Democrito.

Scrive ancora Simplicio:

SIMPLIC. phys. 1123,21

Pareva che Anassagora dicesse che, essendo insieme tutte le cose e rimanendo ferme per l'infinito tempo anteriore, l'intelletto facitore del mondo, volendo separare le diverse specie che egli chiama omeomerie, impresse ad esse il movimento.

Diels-Kranz, Presocratici, Laterza, p.574

Simplicio trasforma ciò che viene inteso come movimento della trasformazione della materia nel mondo in un creazionismo dove l'intelligenza, separata dalla materia, procede ad organizzare la materia stessa che è composta da omeomeri, cioè archè, di un presente non ammettendo un divenuto per trasformazione.

Simplicio trova la soluzione creazionista nell'"intelletto facitore del mondo". Qui sorge una domanda: nella filosofia di Anassagora è l'intelletto "facitore del mondo" o è il mondo che si trasforma manifestando intelletto? Sarebbe bastato che nell'idea di Anassagora il Fanes, Eros, degli orfici fosse stato interpretato come "intelletto" del mondo per inficiare tutte le interpretazioni di Aristotele nei confronti di Anassagora.

Simplicio, come creazionista, proietta la sua idea di creazione su altri filosofi che lo hanno preceduto. Per farlo deve separare l'intelletto dalla materia-energia allo stesso modo in cui Platone separa il corpo dall'anima come se avesse mai potuto esistere il contenuto di ciò che Platone chiama "anima" al di fuori di un corpo.

 

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Claudio Simeoni

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