Venti di guerra soffiano sull'Europa.
Giugno 2024: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

20 giugno 2024 cronache della religione pagana
Evola contro Darwin

Claudio Simeoni

Cronache mese di giugno 2024

 

20 giugno 2024

Evola contro Darwin

Ai tempi di Evola, seconda metà 1800 inizio 1900, inizia a prendere piede l'idea evoluzionista di Darwin.

Al di là di come quell'idea storicamente è stata articolata, l'idea in sé contiene un elemento altamente eversivo rispetto all'ideologia cristiana imperante in quel tempo (e anche oggi, se è per questo). L'idea è questa: l'uomo non è un oggetto diverso dalla natura, dagli altri animali, dalle piante; l'uomo è divenuto, per diversificazione delle specie, all'interno della natura. L'uomo è una delle tante specie della natura legata ad ogni altra specie dalle quali, come loro, si è diversificato.

Engels applaude a questa visione del divenire dell'uomo, ma non così coloro che credono che l'uomo sia stato creato ad immagine e somiglianza di Dio. Per loro Dio ha la stessa forma dell'uomo mentre gli esseri animali della natura, secondo costoro, non hanno la stessa immagine e somiglianza di Dio.

Darwin toglie l'uomo dal centro della natura e lo pone come uno dei tanti soggetti che compongono la natura.

La reazione, di chi pensa che l'uomo sia uguale a Dio e, come tale, il centro della Natura e dell'universo, diventa violenta. Darwin è accusato di dire che l'uomo discende dalle scimmie. Non esiste una sola reazione scientifica finalizzata a combattere quest'idea darwiniana, ma esistono molte reazioni, tutte di carattere religioso, teologico, di indirizzo cristiano, che aggrediscono e offendono Darwin.

Se tutte le specie della natura sono legate al punto tale che le specie sono divenute per diversificazione e adattamento soggettivo alle condizioni oggettive incontrate, significa che ogni specie è portatrice degli attributi divini che vengono accreditati all'uomo. Se l'individuo, nella forma umana che oggi è, ha un frammento divino (che i cristiani chiamano platonicamente, anima), necessariamente ce l'ha suo padre e sua madre. Ma anche il padre di suo padre; la madre di sua madre. E su, per tutta la ascendenza fino agli Esseri che popolavano il brodo primordiale. Per conseguenza, la stessa prerogativa divina è propria degli animali e delle piante. Si tratta di una condizione teologica inaccettabile per un cristiano.

Se noi risaliamo, di generazione in generazione, dall'oggi al brodo primordiale risalendo i nodi in cui le specie si sono diversificate, dobbiamo riconoscere che ogni specie e ogni individuo di ogni specie è portatore di quel frammento divino che i cristiani chiamano anima. Dunque, l'uomo non è diverso dagli animali e dalle piante, ma è uguali agli animali e alle piante anche se è diverso nella forma perché in modo diverso si è adattato alle condizioni della sua esistenza.

A fondamento del suo pensiero anti darwiniano, Evola cita tre autori con cui vuole legittimare la sua opposizione: Herman Wirth, Edgar Dacque e Hans Driesch.

Che gli autori positivisti pensassero al darwinismo come un meccanismo materialista e meccanicista è abbastanza discutibile anche se può essere un punto di vista, ma il fatto stesso che, data una constatazione oggettiva delle relazioni fra le specie, non si sia in grado di dare una spiegazione sufficiente al fenomeno, non è legittimo negare la realtà del fenomeno in nome di fantasie ipotetiche atte a distogliere l'attenzione delle persone dal fenomeno stesso.

Il primo individuo citato da Evola come elemento importante nella ricerca di cultura e folklore fu Herman Wirth (1885-1981), un nazista convinto che interpretava la cultura per legittimare le convinzioni razziste della superiorità della razza ariana.

Di lui Evola dice:

"Ed Herman Wirth, partendo dalla mastodontica indagine sulla preistoria, di cui diremo, è nel problema della religione nel mondo moderno che sbocca e il simbolismo "preantico" gli serve per il tentativo di potenziare la concezione cristiana con un significato cosmico-universale."

J. Evola, I saggi della nuova antologia, 1930, Aspetti del movimento culturale della Germania contemporanea, edizione Ar, 1970, pag. 10-11

La necessità di ribadire la supremazia del cristianesimo, da parte di Herman Wirth, in funzione della legittimazione della supremazia della razza ariana era tutto il fine delle sue "ricerche".

Le farneticazioni deliranti di Herman Wirth erano all'ordine del giorno e per avallare le sue fantasia, che spacciava come risultati delle sue indagini, non esitava ad avallare altre fantasie, altrettanto deliranti, come la storia di Atlantide del delirante Platone, dalla quale voleva far discendere la super razza ariana.

A tal proposito scrive Wikipedia:

"Wirth definì l'isola di Atlantide come luogo di origine della civiltà europea, situandola nel nord dell'oceano atlantico tra il nord America e l'Europa e i suoi abitanti sarebbero stati gli ariani, i quali attraverso le loro colonizzazioni avrebbero influenzato non solo la cultura europea ma anche quella dei nativi americani. Secondo Wirth gli atlantidei avrebbero venerato un'unica divinità, il cui aspetto mutava a seconda delle stagioni, e suo figlio, Heilsbringer. Wirth definì che l'ebraismo e il cristianesimo non fossero altro che perversioni di questa religione originaria. Wirth si autodefinì uno studioso di simbologia e si dimostrò fortemente influenzato dalle teorie sul matriarcato di Johann Jakob Bachofen. Le sue ricerche sono ritenute di funzione esplicitamente politica oltre che religiosa ed ebbero grande influenza su diversi gruppi neofascisti e neonazisti e personalità legate ad essi, tra cui l'esoterista italiano Julius Evola. Negli anni Cinquanta gli scritti di Wirth (così come quelli di Evola) ebbero grande influenza sul gruppo occultistico neo-völkisch denominato Landig Group."

Non ci sono dubbi che le fantasticherie esoteriche e occultiste abbiano grande influenza sui gruppi nazisti alla continua ricerca di elementi che confermino il loro essere una "razza superiore" mentre, in realtà, sono una sorta di discarica della sottocultura umana che si nutre di deliri, film, fantasie e farneticazioni da ospedale psichiatrico.

Un altro personaggio di riferimento di J. Evola è Edgar Dacque (1878-1945).

Di lui dice Evola:

"Pertanto, vi è nel movimento in parola chi non ha esitato ad affrontare in pieno il problema, senza retrocedere dinanzi a conclusioni paradossali. In due opere importanti, E. Dacquè prende posizione in sede di biologia e di antropologia, e portando a fondo le tesi vitalistiche di Hans Driesch, sviluppando Bergson, lanciando nuove forze attraverso le brecce già aperte nella teoria dell'evoluzione, giustificando con interpretazioni moderne antiche idee racchiuse in saghe e miti, capovolge Darwin."

J. Evola, I saggi della nuova antologia, 1930, Aspetti del movimento culturale della Germania contemporanea, edizione Ar, 1970, pag. 12-13

Del pensiero di Edgar Dacque, dice Wikipedia:

Attribuiva le somiglianze degli organismi ad un "tipo" ideale. I concetti teorici evolutivi di Dacqué riguardavano principalmente le origini degli esseri umani e il loro posto nella natura. Considerava teleologicamente gli esseri umani sia come forma originale che come obiettivo dell'evoluzione. Egli interpreta l'intera evoluzione della vita come una "rivelazione dell'entelechia dell'uomo". "L'uomo si trova in ogni sviluppo organico storico-naturale – fondamentalmente e fin dall'inizio".
La filosofia religiosa di Dacqué riguardava l'allontanamento dell'uomo da Dio e la sua redenzione attraverso Cristo. Ciò include influenze del mistico Jakob Bohme e dei filosofi Arthur Schopenhauer e Friedrich Wilhelm Schelling. In linea con l'importanza che attribuiva agli esseri umani per tutta la natura, Dacqué vedeva l'evoluzione di tutta la vita come una "volontà di autorealizzazione demoniaca", uno stato dissacrato che richiedeva la redenzione attraverso "l'amore auto-svuotante di Dio"

Come in Hans Driesch anche in Edgar Dacque Dio è il creatore della realtà e, dal momento che l'uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio, l'uomo è il modello della natura e di ogni altra specie. Ogni specie animale che ha il fegato come l'uomo è un uomo degenerato che ha perso la sua natura divina diventando natura demoniaca.

La scelta di Evola appare come una legittimazione della supremazia della razza non attraverso dei dati oggettivi che possono essere interpretati e legittimare tale pretesa, ma attraverso chiacchiere di persone deliranti che, al di fuori dei dati di realtà di una pretesa ricerca "scientifica", alimentano fantasie deliranti.

Il terzo personaggio incontrato, citato da Evola, sono le tesi vitalistiche di Hans Driesch. Hans Driesch fu un biologo che legittimò la sua filosofia attraverso la ricerca biologica. Hans Driesch per un certo periodo fu presidente della Society for Psychical Research, una società per la ricerca sul paranormale che, pur non prendendo mai ufficialmente posizione, con la sua presenza contribuì ad alimentare quell'esoterismo occultista paranormale che divenne la discarica delle immondizie della cultura umana per oltre un secolo. Vennero scritti centinaia di libri sul potere della telecinesi, sulla telepatia, sulla chiaroveggenza, sull'esistenza degli spiriti, sui super uomini e le super intelligenze che si sarebbero ottenute imbottendo individui di droghe. E altro su cui preferisco sorvolare che abita l'immaginario dei militanti fascisti e nazisti.

Di Hans Driesch Wikipedia scrive:

Con la sua filosofia vitalistica, che sconfinava nella metafisica, Driesch si opponeva alle teorie meccanicistiche degli evoluzionisti, a cominciare da quella di Ernst Haeckel (1834-1919) del quale era stato allievo a Jena prima di laurearsi.
Sviluppò inoltre la teoria rigenerativa dell'"equipotenza" riprendendola da Wilhelm Roux a seguito di esperimenti sulle uova di echino, constatando come ogni parte di esse fosse dotato di capacità riproduttiva dell'intero embrione.
Abbandonata l'embriologia sperimentale, Driesch si dedicò all'esposizione del suo pensiero insegnando filosofia della natura alle Università di Heidelberg (1909-1920), di Colonia (1920-1921) e di Lipsia (1921-1926).
Si dedicò negli ultimi anni anche a studi di parapsicologia, giungendo, nel suo trattato sull'argomento, alla seguente affermazione di sintesi: "I fenomeni parapsichici non rappresentano, effettivamente, che un vitalismo esteso, ossia un super-vitalismo".

Non ha detto "i fenomeni paranormali non esistono", ma ha avvallato i fenomeni paranormali immaginari dando loro una spiegazione immaginaria. Con le spiegazioni immaginarie ha alimentato le fantasticherie di parapsicologi che non avevano altro da fare che cercare i super poteri, parlare con i morti per esorcizzare la loro paura della morte, alimentare cartomanti e veggenti nel tentativo di prevedere il futuro. Gli esperimenti di telepatia con le carte Zenner si facevano fino a un paio di decessi fa.

Dei tre personaggi citati da J. Evola, ci si ricorda quasi esclusivamente di Hans Driesch per i suoi esperimenti sugli embrioni. Hans Driesch per quegli esperimenti è considerato un pioniere di quel tipo di ricerca biologica, ma le enciclopedie, pur citandolo, sorvolano sulle sue convinzioni di parapsicologo stendendo, su questo, un velo pietoso.

Partendo da questi personaggi J. Evola scrive iniziando la polemica contro Darwin:

Scrive Evola:

Più che non l'uomo sia disceso da specie animali, secondo Dacqué sarebbero state le specie animali a discendere dall'uomo invotutivamente. Non si tratta però — beninteso — dell'uomo che oggi vediamo, bensì di un ceppo umano primordiale (Urmensch [L'uomo preistorico]), del quale tuttavia l'uomo odierno costituirebbe la linea della discendenza diretta, mentre non pure i tipi antropoidi, scimmieschi ecc., ritenuti progenitori dell'uomo, ma altresì le altre specie della animalità, costituirebbero delle forme di degradazione, di caduta, di deviazione rispetto alla direzione centrale umana.

J. Evola, I saggi della nuova antologia, 1930, Aspetti del movimento culturale della Germania contemporanea, edizione Ar, 1970, pag. 13

Al discorso darwiniano secondo cui l'uno deriva da una diversificazione di un qualche ceppo "animale" trasformandosi, Evola rivendica la centralità dell'uomo, rispetto al mondo animale, in quanto "immagine di Dio" e, dunque, secondo questa centralità sono gli animali che discendono dall'uomo. L'uomo fornisce il modello, poi, secondo Evola, dalla degenerazione dei vari uomini, nel corso del tempo, si formano gli animali. Ovviamente Evola omette di dire come l'uomo avrebbe potuto vivere senza essere circondato da un ambiente vivente.

L'uomo, come razza italica o razza ariana, è l'uomo che è progredito mentre le altre razze sono delle degenerazioni di uomini fino al trasformarsi negli "attuali popoli definiti "primitivi", scimmie, in animali e quant'altro.

Evola evita di argomentare e di discutere di questo e, infatti, subito dopo si lancia in una dimensione fantastica enfatizzata nella quale vuole coinvolgere il lettore per impedire a questi di soffermarsi sulla sciocchezza che ha appena affermato. La sciocchezza sta nel delirio della centralità dell'uomo rispetto all'insieme della Natura. Una centralità che pone l'uomo a definire sé stesso come il Dio della bibbia chiede che l'uomo sia: il centro del mondo ad imitazione di Dio. La sostanza è questa. L'uomo è centrale nella natura perché è imitazione di Dio. E' irrilevante come viene raccontata questa centralità dell'uomo. La narrazione ha il solo scopo di far accogliere il concetto della centralità dell'uomo da parte dell'ascoltatore: Dio ha creato l'uomo, è una narrazione; dall'uomo discende la natura, è una narrazione. Ma tutte le narrazioni dicono che l'uomo è il fondamento, la ragione d'essere, della natura.

E allora come avviene questa trasformazione dell'uomo secondo Evola?

Scrive Evola:

Come un gruppo di forze che partite insieme all'attacco, nella mischia sono divise, ed oltre quelle paralizzate, stroncate, disperse, respinte, chiuse in tentativi abortiti, in vie senza uscita, solo un esiguo gruppo riesce a mantenere la direzione e lo scopo primitivo, ad aprirsi il passo, a sboccare infine sulle posizioni conquistate; così pure, nelle vedute di Dacqué, l'uomo esprimerebbe la sola forma in cui giunge a realizzarsi ed a mantenersi in piedi il tipo dell'"uomo primordiale", mentre tutte le altre specie animali rappresenterebbero la scìa di tanti tentativi abortiti, arrestati, deviati, che la stessa volontà, lo stesso mistico "Urmensch" ha lasciato dietro di sé. Nel "totemismo" dei popoli primitivi, e così pure in certi antichi culti di "animali sacri", risuonerebbe l'eco appunto di una tale conoscenza, la rievocazione del rapporto originario con forze mistiche che stanno alle radici dell'animalità, che facevano parte della stessa natura dell'"uomo primordiale", e che l'uomo ormai non vede che fuori di sé, quasi nella figura di caduti di una lotta cosmica.
Le discussioni, le "difficoltà a credere" e le reazioni degli ambienti positivo-evoluzionistici che simili tesi suscitano, sono facili ad immaginarsi. Dacqué è sulle posizioni, in linea di difesa. Le cosiddette "forme di transizione" non potrebbero esser invece forme d'incrocio? E quand'anche si fosse giunti a constatare una continuità effettiva di tipi fino all'uomo, da ciò resta forse deciso a priori in che senso la linea sia stata percorsa? Il fatto che ogni traccia preistorica dell'uomo sia più recente delle tracce delle specie animali, perché non potrebbe dire che l'uomo è entrato per ultimo in quel processo di materializzazione e di degenerescenza, di cui l'antropoide, l'uomo-scimmia e l'uomo glaciale sarebbero appunto i primi risultati? E se si ammettesse, per il ceppo primordiale della umanità, una forma di corporeità, il cui elemento più denso (a cui oggi corrisponderebbe il sistema osseo) — a differenza di quello di specie già più innanzi nella direzione di caduta — non fosse tale ancora da dar presa al processo di fossilizzazione che avrebbe potuto tramandarcene le vestigia — se si ammette questo, che cosa si opporrebbe, in linea di principio, all'idea della presenza di un tale ceppo umano primordiale nella più alta preistoria?

J. Evola, I saggi della nuova antologia, 1930, Aspetti del movimento culturale della Germania contemporanea, edizione Ar, 1970, pag. 13-14-15

In questa visione fantasmagorica Evola chiude le persone. Chiede alle persone di aver fede in questa visione di una realtà nella quale l'uomo, l'uomo attuale, la razza superiore, si è evoluta mentre tutte le altre specie umane, tutti gli altri animali, altro non sarebbero che le vittime di una lotta cosmica nella quale la loro discendenza è stata sconfitta. L'ideologia ebraica della discendenza di sangue ha in Evola il suo paladino.

Darwin, partito per il suo viaggio con l'intenzione di scoprire la creazione di Dio e confutare le idee del nonno, scopre che il nonno aveva ragione. Le specie di animali sono collegate l'una all'altra, hanno affinità e da queste osservazioni, vedi il diario e i vari testi, Darwin elabora una visione del venir in essere della vita.

Il concetto secondo cui la vita si trasforma, è un concetto che nemmeno Evola può mettere in discussione. Secondo Evola va salvata la centralità dell'uomo nell'universo della creazione divina perché, elevando l'uomo, che poi diventa un uomo particolare, può elevare la propria razza al di sopra delle altre razze dal momento, come dice "solo un esiguo gruppo riesce a mantenere la direzione e lo scopo primitivo, ad aprirsi il passo, a sboccare infine sulle posizioni conquistate".

Per confutare la teoria dell'evoluzione di Darwin, Evola costruisce un film di fantascienza e chiede ai suoi lettori di aver fede nel film di fantascienza che sta proiettando. Chiede che il film di fantascienza che sta proiettando abbia la stessa dignità di una ricerca scientifica.

Vale la pena di continuare a chiedersi: ma davvero della gente prestava "fede" a individui come Evola? E perché non a Cappuccetto Rosso o a Babbo Natale?

Chiudo questa riflessione sulle idee di Evola in relazione all'evoluzione degli animali, dell'uomo e della natura tutta, ma ancora scriverò di questo articolo di Evola.

Marghera, 17 giugno 2024

 

Tutti i testi del mese di giugno 2024 in un'unica pagina

 

 

Indice pagine mensili di cronache Pagane

 

Torna agli argomenti del sito Religione Pagana

Home Page Religione Pagana

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Iside con bambino - Museo di Napoli prestata a Torino!

 

 

Questo sito non usa cookie. Questo sito non traccia i visitatori. Questo sito non chiede dati personali. Questo sito non tratta denaro.