Venti di guerra soffiano sull'Europa.
Giugno 2024: la filosofia metafisica della Religione Pagana.
23 giugno 2024
Non è da oggi che gruppi di fascisti e nazisti nascondono la loro ideologia assolutista sotto una "tradizione antica" costruita su misura per legittimare l'assolutismo politico.
Molti fascisti e nazisti sono dichiaratamente cristiani. Poi esiste il folklore dei nazisti che chiamano sé stessi pagani evitando di dire in che cosa consiste il loro paganesimo.
Sono nazisti i no-vax. Solo che si preferisce mettere l'accento sulla loro opposizione ai vaccini piuttosto che sull'ideologia dalla quale viene generata quella posizione.
Sono nazisti molti gruppi di rievocazione storica che nascondono la loro ideologia e il loro squadrismo sotto i costumi dei rievocatori (non tutti i rievocatori, ma molti di loro).
Sono nazisti gruppi di indipendentisti in uno Stato democratico come i venetisti.
Sono nazisti la gran parte dei complottisti come sono nazisti la stragrande maggioranza degli occultisti che praticano l'occultismo con l'illusione (o vendono l'illusione) di poteri da superuomo o da miracoli ad imitazione di quello che le persone pensano abbia fatto Gesù.
Sono nazisti coloro che "credono negli UFO" e sono nazisti i terra piattisti.
Fare una carrellata di ciò che credono fascisti e nazisti è abbastanza semplice, ma ridurre il tutto in un articolo, per quanto lungo, appare abbastanza complesso.
Il paganesimo, a cui molti nazisti si riferiscono non sono le religioni precristiane e pre filosofiche, ma sono deliri da supremazia della razza che sfociano nella tripartizione sociale (società classista) di Platone (di cui loro si scelgono la classe migliore); o in esaltazione di "tradizioni" con cui vorrebbero certificare la loro superiorità.
I fascisti italiani esaltano l'impero romano (spesso non importa se è quello precristiano o quello cristiano) perché l'impero romano certifica una loro pretesa di supremazia sul mondo mentre, i nazisti di altri paesi, esaltano fasti passati con cui certificare la loro supremazia che spesso diventa la supremazia della razza bianca.
I deliri fascisti sono deliri da superiorità della razza bianca, ariana, su tutte le altre "razze" degli altri paesi del mondo.
L'idea secondo cui la razza ariana ha progredito, mentre tutte le altre razze sono il risultato di regressioni, più o meno accentuate, avvenute per distacco dal ceppo che progredisce, è un'idea delirante fascista in opposizione al darwinismo. Una razza bianca che avrebbe la sua origine nell'estremo nord dell'Europa e da là di sarebbe espansa nel mondo.
La stessa religione cristiana, secondo i fascisti, non sarebbe di origine ebraica e greca, ma sarebbe di origine ariana ed estranea all'ebraismo e alla filosofia mediterranea.
Il fascista Evola, come il fascista Guido de Giorgio o il fascista Giovanni Gentile devono identificare il Dio assoluto cristiano con l'idea dello Stato assoluto, dominatore della "plebaglia" in nome di un'aristocrazia di dominio come indicata da Platone e idealizzata nei dodici apostoli dei vangeli. Il numero dodici più il tredicesimo, per Evola, è una sorta di simbolismo sacro.
Per costruire una gerarchia di dominio al di fuori di ogni regola, è necessario costruire una "razza", un gruppo di uomini "superiore" a tutti gli altri uomini e che, proprio per la loro superiorità, ha il "diritto naturale" di comandare e di vessare altri uomini. In questo sistema mentale, il genocidio e i campi di sterminio sono pensati come un diritto della "razza superiore" per distruggere e annientare le "razze inferiori" e contenerne lo sviluppo.
L'idea dello sterminio degli altri e l'idea della razza superiore sono idee bibliche; come sono idee bibliche l'idea della discendenza di sangue che determina i confini della razza.
Qui tratto su come si forma l'idea fascista della razza superiore e come questa si è sviluppata nel fascismo e nel nazismo. Evola usa due personaggi per legittimare la superiorità della razza: Herman Wirth (1885-1981) e Johann Jakob Bachofen, (1815-1887). Per fare il discorso che mi sono prefisso mi occupo essenzialmente, riguardo ad Evola, di quanto dice Evola di Herman Wirth e come lo usa. Alcune riflessioni vanno fatte su Herman Wirth:
"Nel 1922 conobbe Adolf Hitler, con cui pare abbia avuto una solida amicizia. In quello stesso anno divenne professore emerito all'università di Marburg, dove fece ricerche sulla cultura e il folklore della Frisia e su una presunta opera del primo secolo, il Libro di Ura Linda, un manoscritto ritenuto un falso storico di origine ottocentesca che racconterebbe l'origine dei popoli germanici tra il sesto e il primo secolo avanti Cristo. Nel 1925 si unì ufficialmente al Partito Nazionalsocialista Tedesco seppur la sua attività fu discontinua dal 1926, per non rovinare le relazioni con colleghi ebrei."
Appunto da wikipedia
L'uso di falsi storici e l'uso di farneticazioni assolutiste è proprio dell'ideologia nazista e fascista. A Evola non passa nemmeno per il cervello che si possano trattare di bufale. Per lui sono "studi profondi".
Scrive J. Evola nei saggi della nuova antologia, 1930, Aspetti del movimento culturale della Germania contemporanea,
Ognuno sa di quante minute e pittoresche descrizioni sull'Atlantide e sulla Terra degli Iperborei sulla base di una "chiaroveggenza" sempre occupata a ben più alte cose per potersi prima far credito con qualche piccola prova positivamente controllabile, sia ricca quella letteratura pseudo-occultistica e teosofìstica, che ai nostri giorni costituisce una vera piaga.
Ma nel Wirth non si tratta di nulla di simile. Per quanto ardite siano le sue sintesi, il Wirth resta un "Fachmann", un tecnico, la cui erudizione in fatto di filologia, di paleografia, di antiche saghe, di tutto ciò che ha riferimento sia alla preistoria, sia alle culture dei popoli primitivi di ogni parte del mondo, trova difficilmente la pari. Il materiale che egli raccoglie nel primo volume (e per il secondo si annuncia la riproduzione di cinquemila grafismi a sostegno della tesi) è smisurato, ed in una prima ed anche in una seconda lettura non è possibile padroneggiarlo quando non si sia già addentro in questi studi. Si tratta dunque di un'opera seria, che sul piano stesso delle scienze specializzate in tal senso, non può essere ignorata, né agevolmente demolita.
Wirth dice che egli era semplicemente partito dallo studio di certi segni e di certi simboli, che per una antichissima tradizione venivano conservati nel Nord-Olanda, sua patria, specie nei cosiddetti "ulebord". Il primo passo fu l'accorgersi della corrispondenza di questi segni con altri portati da iscrizioni, oggetti rituali, pali funerari ecc. - sparsi in Sassonia, nella regione dello Zuidersee, sulle coste baltiche - di origine runica, risalenti all'età del bronzo e delle "trasmigrazioni dei popoli" ; poi, fu il ritrovarli, muti e misteriosi, sulle nere rocce scandinave del periodo paleolitico, onde all ipotesi di una loro derivazione mediterranea venne a sostituirsi quella di una derivazione nordica ben altrimenti antica.
Da questo punto, si trattò di raccogliere e di comparare una quantità di elementi consimili, in precedenza non considerati che separatamente. Dal nord al sud: mentre in antiche saghe irlandesi e brettoni riecheggia la tradizione di una "gente dai grandi vascelli stranieri" venuta dal nord, come pure quella di un'isola, terra o città mitica sommersa - dalle regioni baltiche scendendo verso la Francia e la Spagna, e poi sullo stesso litorale dell'Africa atlantica e nell'antichissimo materiale paleografico delle razze dei negri Vai, Jorubi ecc. già messo in luce dal Frobenius - si stendono le tracce di una medesima forma di cultura, risalente al periodo megalitico.
Né qui si arresta il filo di queste strane corrispondenze. Esso si porta nello stesso bacino mediterraneo: si stabilisce il collegamento, se pure come con tracce di un periodo più recente, col grafismo libico (numido-bèrbero), con la scrittura lineare egizia predinastica, con le altre tracce di culture antichissime sparse nello Egeo, nel Sud-Arabia, nel Kanaan amoritico.
E' allora che si affaccia al Wirth l'idea di una grande tradizione preistorica unitaria, retaggio, originariamente, di una razza unica : che dall'Europa portandosi ad occidente in America (tracce esquimesi e nord-americane del periodo primario dell'età della pietra, poi, più giù, tracce più recenti nell'America centrale), ad occidente nell'Asia del nord, nell'Asia centrale e nella Polinesia, ad una corrispondenza etnico-antropologica dei ceppi superstiti, legati da affinità al tipo bianco dell'homo europaeus, si congiunge la corrispondenza di simboli, di immagini, di voci e di miti primordiali. Frammenti così disparati si dispongono come in un mosaico grandioso a comporre una figura unica.
Da qui l'ipotesi del Wirth sulla razza nordico atlantica.
Portatrice di una cultura di carattere cosmico-simbolico, questa razza avrebbe avuta per sua prima sede la regione che oggi corrisponde all'Artide. Nel periodo terziario, il congelamento - di cui secondo Wirth anche nei Veda, negli Avesta, nell'Edda, si ritroverebbe il ricordo - avrebbe spinta questa razza verso il sud. Una prima ondata emigratoria avrebbe raggiunta l'America del nord, l'Asia del nord e una regione corrispondente alla parte settentrionale dell'Atlantico. E' la razza "nordico-artica", cui sarebbe da riferirsi il gruppo I della moderna classificazione sanguino-sierologica B. A distanza di migliaia di anni, sarebbe avvenuta una seconda emigrazione spintasi sino all'America centrale (tracce nel Maine, in California, nei ceppi degli indiani Hopi e Pueblo - le civiltà atzeco-incas nascerebbero per derivazione in epoche molto più recenti). Infine, da là, o direttamente, sarebbe avvenuto un grande spostamento in una regione corrispondente all'Atlantico : è la razza "atlantico-nordica", ceppo del gruppo sanguino-sierologico II.
Nell'epoca primaria dell'età della pietra, gli atlantico-nordici avrebbero raggiunta l'Europa occidentale (cultura della Magdaleine, Gourdan, Altamira), e infine, fra il paleolitico ed il neolitico, una nuova grande irradiazione da occidente ad oriente, con determinazione, via via, di incroci con razze già miste: per via continentale fino in Asia (ceppi biondi cinesi) ; lungo l'Africa settentrionale (Cabili, ceppo biondo bèrbero) sino all'Egitto predinastico (ritrovamenti di E1 Hosch, scrittura lineare pregeroglifica) e alle regioni del mediterraneo orientale (incontro con i Sumeri); per mare, sino ai centri dell'Egeo preistorico (Cipro, Creta) ; ancora per mare, sboccando nell'Arabia meridionale, in Mesopotamia, in India, fino ai ceppi bianchi maori. Dovunque queste ondate giunsero, si troverebbero residui di una identica civilizzazione, da cui le corrispondenze già rilevate in cicli di miti, di segni, di voci, di simboli, ideogrammi e ierogrammi.
Dovunque queste ondate giunsero, si troverebbero residui di una identica civilizzazione, da cui le corrispondenze già rilevate in cicli di miti, di segni, di voci, di simboli, ideogrammi e ierogrammi. Le più antiche scritture geroglifiche - come l'egizia e la cinese - sarebbero forme recenti, cui precederebbe una scrittura lineare unitaria, risalente all'età della pietra. L'isola "Atlantide" - quella appunto che si ritrova nella tradizione riferita da Platone e da Diodoro, quella cui un gruppo di saghe del litorale atlantico euro-africano riferisce una "Gente d'Occidente" o "Gente della Terra della Madre", o "Gente dalle navi straniere", e che nel Vendidad viene menzionata col termine di Mo-uru, cioè "Terra della Madre"(donde, secondo il Wirth, i Ma-uri, i Ma-ori, gli A-muri ecc.) - sarebbe stata la sede centrale di tale cultura. Le varie colonie dovettero verosimilmente conservare una certa connessione con essa (ciò spiegherebbe alcune variazioni concordanti del simbolismo dell'anno, di cui diremo), sin verso il 6000 a. Cr. In questo periodo - che coincide approssimativamente con il sopravvenire della cosiddetta "età oscura" (kàlì-yuga') secondo la tradizione indù - si constata una misteriosa interruzione.
I legami con la tradizione centrale sono rotti. Un cataclisma dovette sommergere l'isola Mo-uru. Il ricordo gradatamente se ne spense o passò nel mito nelle colonie, che pur continuarono a portarne il retaggio in radici di lingua, in segni e riti e ierogrammi di uno stesso tipo. Ci si avvia verso il limite dei "tempi storici".
Per quanto riguarda il tema centrale del simbolismo che sarebbe stato al centro di tale civiltà preistorica, dalle ricerche del Wirth risulterebbe che esso era legato alla vicenda della Luce nell'anno, all'assunzione della grande vicenda cosmica delle stagioni in un significato superiore e sacro. Il sole è il principio manifestato, il "Figlio" della divinità, che come calore come luce sveglia la vita : "seme di vita", "vita", "luce delle terre" (il landa Ijòme delle inscrizioni arcaiche dei Runi), il suo segno, nell'ideografia di ceppo nordico-atlantico, esprime simultaneamente l'"Uomo". E come nel suo corso annuale il sole muore e rinasce, così pure l'uomo ha il suo anno, muore e rinasce. Tale sarebbe il tema centrale : l'anno solare come espressione di una legge universale di rinnovamento. Le singole fasi del sole nel suo corso sono conseguentemente "momenti" della divinità, o divinità esse stesse; fissate ideograficamente in relazione alle costellazioni dello Zodiaco - e così spesso con disegni di animali, come quelli di alcuni rinvenimenti preistorici, la comune interpretazione dei quali come riproduzioni naturalistiche sarebbe errata - costituivano una "serie sacra" che valeva simultaneamente come alfabeto, come simbolo, come notazione del tempo e degli astri, con corrispondenze con voci determinate, radici di un linguaggio primordiale.
Nella vicenda del "dio-anno", un punto avrebbe avuto importanza speciale, a causa anche del maggior contrasto fra le stagioni proprio all'originaria sede nordica: il punto in cui la luce, nel punto più basso dell'eclittica, sembra estinguersi ed abbandonare la terra, su cui invece, ecco, di nuovo risplende: è il solstizio d'inverno. Il "dio-anno" qui è l'"ascia",
Il "dio-ascia", il "dio-spina" ciò che spezza in due - arco ascendente e arco discendente ("doppio arco", "doppia serpe", "cielo e terra", i "due monti" ecc.) - il segno Q dell'anno. Il simbolismo allora si complica con un nuovo elemento, che esprime appunto ciò in cui la "vita", il "sole", la "luce dei campi", l'"uomo" ecc., si sprofonda per poi risorgere: "madre", "terra", "tomba", "fossa", "caverna", "acqua", "abisso", "serpe", "pietra", "monte", "foresta", "casa" - "casa della forza", "casa della profondità", "casa della sapienza", "casa della madre", "casa della notte" ecc. - sarebbero tanti aspetti dei segni, degli ierogrammi e degli elementi di miti arcaico-primitivi che lo esprimono, e che confluirebbero in uno stesso significato. Nella "casa" o "madre" o "caverna" 6, dunque, la "luce dei campi" muore, ed in essa ritrova altresì nuova forza. Nel suo risorgere e riascendere, il suo segno si confonde con quello dell'"albero" - l'"albero della vita", l'"albero dell'abisso" ecc. - è il segno della resurrezione, l'"uomocosmico con braccia levate"
[.. Omessa frase con simboli..]
Qui la divisione simbolico-calendarica si compie, si pone il segno del nuovo anno, la "bocca si apre", "nasce la lingua": in paleo-egizio ed in sumerico il geroglifo del sole che si leva ha altresì il valore "apertura della bocca", "lingua" o "parola" - è l'iniziarsi della nuova "serie sacra" in quanto, come dicemmo, essa si identifica a quella dei segni del linguaggio e a voci, di cui Wirth si sforza di ritrovare la corrispondenza: è la nascita del "figlio", "principio di ogni sapienza". Così tutte quelle forme di miti più recenti, più o meno legati al mistero della palingenesi umana, ove una natura solare e divina nasce o rinasce come un principio di salute e di sapienza, ovvero lotta con animali di cui spesso si può scoprire una corrispondenza zodiacale, sarebbero echi e derivazioni del simbolismo primordiale nordico-atlantico. Introducendo due fattori di variazione: il punto di riferimento prima artico, poi atlantico della notazione astrale - e poi : la precessione degli equinozi, che portando di epoca in epoca il solstizio di inverno sotto un segno zodiacale diverso produce uno spostamento dell'ordine e una diversa struttura dei segni della "serie sacra" ; introducendo questi due fattori, Wirth giunge ad organizzare intorno ad un asse unico un materiale sterminato: da segni a voci, da voci a simboli, da simboli a voci e segni attraverso idoli, scongiuri, notazioni calendariche, nomi di iddìi e di demoni, ornamenti, riti e oggetti rituali, inscrizioni, maschere, disegni preistorici su roccia o in caverna, ornamenti funerari e ritrovamenti di ogni specie, arricchiti da elementi raccolti sui luoghi in anni di ricerche dal Wirth stesso - è come in un castello incantato che ci si trova: si può si rifiutare di entrarvi, ma una volta varcata la soglia, è ben difficile evadere.
Così la visione del Wirth non si può scalar la con una critica dall'esterno: è soltanto una serie di ricerche condotta sulla stessa linea e con lo stesso metodo che potrà decidere sulla sua giustezza. Intanto, resta che, sia pure attraverso un mito essa porta le nostre origini sopra uno sfondo di luce; risuscita in noi la sensazione di qualcosa che non finisce quaggiù, ma che invece viene dall'infinito e va verso l'infinito.
Fine citazione Evola
Anche se nel corso degli anni, dal 1930 ad oggi, queste farneticazioni fasciste sono state smentite a più riprese dalla ricerca archeologica, dalla ricerca biologica e quant'altro, rimangono a fondamento di tutto il pensiero da delirio di onnipotenza suprematista che caratterizza ambienti culturali poveri che si identificano col fascismo e con il nazismo.
Il concetto di "tradizione" è un nome che maschera un'idea sociale assolutista permettendo a fascisti e nazisti di invocare l'assolutismo religioso cristiano chiamandolo "tradizione".
Costruire campi di sterminio o bruciare le persone è proprio dell'assolutismo fascista che si rifà alla tradizione medioevale e alle relazioni che venivano intrattenute dalla chiesa cattolica con gli eretici.
Scrive il fascista Guido de Giorgio per il misticismo fascista:
La Tradizione Romana, il Fascismo sacro, rappresenta l'equilibrio armonizzatore e unificatore, l'asse che comprende e concilia i due estremi Oriente e Occidente in una ricostituzione radicale col ritorno alla legge e allo spirito di Dio. L'universalità romana è la base di questa cooperazione integratrice tra due civiltà i cui tipi fissi possono ridursi all'Oriente e all'Occidente come opposizione teorica tra Contemplazione e Azione, Intellettualità e Razionalità, Spiritualità e Sentimentalità. Non si tratta qui di sintesi artificiali, disincretismi che vorrebbero armonizzare confondendo e giungere così a un connubio provvisorio tra due orientamenti completamente antagonistici. La Tradizione Romana che esige la fascificazione del mondo è naturalmente destinata ad abolire questo dissidio ristabilendo l'equilibrio gerarchico e realizzando l'unità radicale a cui necessariamente si riconducono i due tipi, non per una ricomposizione artificiale, bensì per una risoluzione efficace e integrativa.
Guido de Giorgio, la Tradizione romana, Edizioni mediterranee, 1989, pag. 296
Il misticismo fascista della supremazia razziale, della razza italica e della razza ariana, fu l'ideale con cui la Germania e l'Italia partiranno per mettere in atto il genocidio della razza slava.
Il misticismo fascista non ha nulla a che vedere con il Paganesimo delle antiche religioni. Il misticismo fascista fa propria solo con l'idea di superpotenza imperiale Romana, della quale intende imitare le gesta condannando la popolazione ad una vita di miseria in nome della "tradizione". Il misticismo fascista rifiuta lo sviluppo scientifico (la guerra fatta dal fascismo contro i vaccini anti-covid l'abbiamo appena vissuta).
Una tradizione tutta riconducibile al medioevo quando le persone, i dissidenti, sia che siano accusati di stregoneria o di eresia vengono bruciati vivi da persone che, in nome di Dio, si ritengono al di fuori e al di sopra della legge.
Scrive ancora Guido De Giorgio:
Questo l'Occidente moderno ignora completamente col dilagare della profondità che tende sempre più a ridurre la zona già esigua di ciò che è sacro, invadendo tutti i domini, imbrattando tutte le soglie dei Templi e contaminando colla vita, coll'arte e colla scienza la sfera ove dimorano i simboli santi e gli emblemi della potenza trasfiguratrice.
Ciò è la conseguenza del processo anti tradizionale che ha determinato la fine del Medio Evo e che, in tre ondate successive miranti allo stesso fine ma con forma varia ed estensione sempre più grande, la Rinascenza, la Riforma, la Rivoluzione, ha sgretolato l'edificio della Romanità colpendola nelle sue stesse basi, nella Conoscenza e nella Legge, cioè nello spirituale e nel temporale. Si è cercato di spegnerlo il fuoco sacro di Vesta opponendo le due tradizioni confluenti in Roma e interpretandole in senso assolutamente contrario all'ortodossia, poiché una tradizione deve essere presa così com'è integralmente, nei suoi principi e nell'efficienza reale delle sue applicazioni: non si invochino il tempo e le circostanze i quali rappresentano una modificazione esteriore che è ammessa nella misura in cui non nuoce allo spiegamento tradizionale. L'Occidente moderno è anti romano e anti tradizionale da secoli, anche quando si è invocato il ritorno alla Romanità limitandosi soltanto a imitazioni e riferimenti esterni, come è stato il caso dell'umanesimo che è un processo degenerativo consistente in un innesto di mentalità anti tradizionale quale poteva essere il latino, che non essendo più romano o cattolico non era più nulla, una vera e propria lingua morta.
Guido de Giorgio, la Tradizione romana, Edizioni mediterranee, 1989, pag. 240
Questa mistica al ritorno dei cavalieri medioevali in nome di una "tradizione" immaginata è una delle chiavi che ha alimentato l'ideale fascista. Il fascista pensa sé stesso come un "grande cavaliere" benedetto da Dio e non come lo stalliere costretto a spalare liquame di cavallo affinché il nobile possa bearsi nella tradizione nella riaffermazione del proprio dominio sull'uomo. Su lui in quanto servo sottomesso.
Un modo diverso e meno appariscente per riaffermare il cattolicesimo e i suoi valori di sottomissione dell'uomo a Dio e a chiunque rappresenti Dio, I principi di dominio assolutisti del cattolicesimo imposti ad un mondo che cerca di costruirsi un futuro.
I nazisti vengono indicati come pagani allo stesso modo per cui i cattolici vengono indicati come pagani dai protestanti cristiani. Questi ultimi affermano che i cattolici sono pagani perché hanno riempito il loro paradiso di santi ad imitazione dei numerosi Dèi dei Pagani.
E' necessario, inoltre, riflettere sull'immaginario ideologico fascista e nazista.
Scrive "Il mattino dei maghi":
La Terra è vuota. Noi ne abitiamo l'interno. Gli astri sono blocchi di ghiaccio. Molte lune sono già cadute sulla Terra. La nostra cadrà. Tutta la storia dell'umanità si spiega con la lotta' tra il ghiaccio e il fuoco. L'uomo non è terminato. Egli è vicino ad una formidabile mutazione la quale gli darà i poteri che gli antichi attribuivano agli dei. Esistono nel mondo alcuni esemplari dell'uomo nuovo, venuti forse da oltre le frontiere del tempo e dello spazio. Sono possibili alleanze con il Signore del Mondo, con il "Re della Paura" che regna su una città nascosta in qualche luogo dell'Oriente. Coloro che faranno un patto cambieranno per millenni la superficie della Terra e daranno un senso alla vicenda umana. Tali sono le teorie "scientifiche" e le concezioni "religiose" che hanno alimentato il nazismo originario, e ad esse credevano Hitler e i membri del gruppo di cui faceva parte, e che hanno orientato in notevole misura i fatti sociali e politici della storia recente. Questo può sembrare stravagante. Una spiegazione della storia contemporanea, anche parziale, partendo da tali idee e credenze, può sembrare ripugnante. Ma noi pensiamo che niente sia ripugnante nell'esercizio della verità.
E' noto che il partito nazista si mostrò antintellettuale in modo franco, e anche clamoroso, che bruciò i libri e respinse i fisici teorici fra i nemici "giudeo-marxisti". E' meno noto in base a quali spiegazioni del mondo rifiutò le scienze occidentali ufficiali. E' ancor meno noto su quale concezione dell'uomo si fondava il nazismo, almeno nella mente di alcuni dei suoi capi. Quando si viene a saperlo si colloca meglio l'ultima guerra mondiale nel quadro dei grandi conflitti spirituali; la storia ritrova il respiro de La Légende des Siècles.
"Ci scagliano addosso l'anatema, come a nemici dello spirito" diceva Hitler. "Ebbene, si, lo siamo. Ma in un senso ben più profondo di quanto non l'abbia mai immaginato, nel suo imbecille orgoglio, la scienza borghese." E' pressa poco quello che dichiarava Gurdjiev al suo discepolo Uspensky dopo aver fatto il processo alla scienza: "La mia via è quella dello sviluppo delle possibilità nascoste dell'uomo. E' una via contro la natura e contro Dio". Questa idea delle possibilità nascoste dell'uomo è essenziale. Essa conduce spesso al rifiuto della scienza e al disprezzo dell'umanità comune. Al livello di quest'idea, esistono realmente pochissimi uomini. Essere è essere diverso. L'uomo comune, l'uomo allo stato naturale non è che una larva, e il Dio dei cristiani non è che un pastore di larve. Il dottor Willy Lev, uno dei più grandi esperti del mondo in materia di missili, fuggi dalla Germania nel 1933. Da lui abbiamo appreso l'esistenza a Berlino, poco prima del nazismo, di una piccola comunità spirituale, per noi realmente interessante. Questa comunità segreta si era fondata, letteralmente, su un romanzo dello scrittore inglese Bulwer Lytton: La razza che ci soppianterà.
Il romanzo descrive uomini la cui vita psichica è molto più evoluta della nostra. Essi hanno acquistato poderi su se stessi e sulle cose, che li fanno simili a divinità. Per il momento si tengono ancora nascosti. Abitano caverne al centro della Terra. Ne usciranno presto, per regnare su di noi.
Da: Il Mattino dei maghi, Oscar Mondadori p. 288-289
L'intera credenza nazista si basa sulla promessa divina di ritorno di Gesù con grande potenza sulle nubi. Questa idea viene spostata su "super uomini" che alimenta il desiderio di essere, a propria volta, dei super-uomini.
Tutto ciò che può essere immaginato di una "realtà mistica" diventa funzionale al super-uomo, al dominatore e, quando l'dea del super uomo, del Gesù che dovrebbe venire con grande potenza, svanisce nelle menti naziste, ecco recuperare l'idea dell'oltre uomo di Nietzsche utilizzabile immediatamente per sopperire al fallimento nazista. Ecco che Nietzsche col suo dionisismo e col suo apollineo viene identificato come "pagano" mentre, con l'uno e con l'altro Nietzsche non fa altro che identificarsi con Gesù in un eterno ritorno che riproduce i medesimi gesti perché destinato a compiere le medesime azioni per l'eternità.
E ancora Il Mattino dei maghi :
Bisogna fare attenzione a questa idea di una mutazione della razza. La ritroveremo in Hitler [vedi nota aggiunta] e non è ancor oggi scomparsa. Bisogna fare attenzione anche all'idea dei "Superiori Sconosciuti". La si trova in tutte le mistiche nere d'Oriente e d'Occidente. Abitanti nel sottosuolo o venuti da altri pianeti, giganti simili a quelli che dormirebbero sotto una corazza d'oro in cripte tibetane, oppure presenze informi e terrificanti quali le descriveva Lovecraft, questi "Superiori Sconosciuti" di cui si parla nei riti pagani e luciferiani, esistono? Quando Machen parla del mondo del Male, "pieno di caverne e di abitanti crepuscolari", da discepolo della Golden Dawn si riferisce all'altro mondo, quello in cui l'uomo prende contatto con i "Superiori Sconosciuti". Ci sembra certo che Hitler condivideva quella credenza. Meglio: egli credeva di avere esperienza del contatto con i "Superiori".
Da: il Mattino dei maghi, Oscar Mondadori, pag. 291
E a questo viene aggiunta una nota:
II fine di Hitler non è né l'istituzione della razza dei dominatori, né la conquista del mondo; questi non sono che mezzi per attuare la grande opera sognata da Hitler; il vero fine è di fare opera di creazione, opera divina, il fine della mutazione biologica; il risultato sarà un'ascesa dell'umanità, non ancora raggiunta, "l'apparizione di un'umanità di eroi, di semidei, di uomini dio". Dr. Achille Delmas.
P. 291
La realtà mistica del nazismo e del fascismo, con tutte le sue contraddizioni fra cristianesimo, metodologia biblica e credenze religiose, oscilla continuamente fra una ricerca di tradizione, che possa opporre una forma diversa al cristianesimo mantenendo e imponendo i valori di suprematismo cristiano nella sostanza e la proclamazione dell'ideologia cristiana come volontà assoluta di Dio manifestata nel fascismo e nel nazismo (Quel "Dio lo vuole"!). La gerarchia fascista e nazista necessita dell'assolutismo cristiano, come descritto dalla bibbia, ma lo vuole vestito di abiti diversi per rivendicare a sé quei valori.
La continua ispirazione che Hitler sosteneva di ricevere da Cristo come "primo antisemita" mostra anche il persistere di elementi cristiani nell'antisemitismo di Hitler. Nelle Conversazioni a tavola Hitler non fa nessun riferimento esplicito al fatto che il suo antisemitismo fosse religioso piuttosto che razziale. Tuttavia il suo testamento politico, scritto pochi giorni prima del suicidio, contiene un passaggio che la dice lunga sulla natura del suo odio: "Parliamo di razza ebraica solo per convenienza linguistica,perché nel vero senso della parola e da un punto di vista genetico non esiste alcuna razza ebraica... La razza ebraica è soprattutto una comunità dello spirito. Dal punto di vista antropologico gli ebrei non mostrano quei tratti comuni che permettono di identificarli in una razza uniforme... Una razza spirituale è più tenace e duratura di una razza naturale"
Tratto da: Richard Steigmann-Gall, "Il santo reich", Boroli editore, 2005, Pag. 394
Hitler si identificava con Gesù, il suo modello di super uomo e la sua idea di combattere gli ebrei era soprattutto la vendetta per aver crocifisso Gesù.
Questa ambiguità continua ad esistere fra i nazisti attuali. Il loro paganesimo è solo una forma che consente loro di considerare sé stessi cosa diversa dai nazisti fondamentalisti cattolici. I loro riti sono finalizzati alla riaffermazione della superiorità della loro razza e sono nell'attesa del loro salvatore che li guiderà alla conquista del mondo. In questa impostazione psicologica misticheggiante sono pronti a correre dietro qualunque messia che possa consentire loro di diventare i padroni della società. Lo fecero con Andreotti, Craxi, con Berlusconi, con Bossi, con Grillo, Renzi, Salvini e oggi con Meloni.
Il loro modello è sempre Hitler che vendica il cristo crocifisso dagli ebrei anche se oggi, con la comunità ebraica che si è compattata sull'ideologia nazista, appoggiano la comunità ebraica nel genocidio con i palestinesi in nome di Gesù.
E' indubbio che anche i nazisti fanno dei riti che chiamano religiosi perché in questo modo possono compattare il loro gruppo in una comunità di spirito dove, i simboli, rimangono i simboli descritti da Evola nel suo "I simboli della tradizione occidentale" fra svastiche, fasci, asce bipenne e croci celtiche.
Gli stessi massoni vengono considerati "pagani" perché parte della loro ideologia proviene da una fusione di cristianesimo e neoplatonismo. Anche i massoni fanno riti che sono considerati "pagani" e fra i massoni ci sono molti nazisti (vedi Gelli).
Il legame che unisce il nazismo del secolo scorso con i nazisti attuali é sempre il delirio del nazismo tedesco e l'assolutismo fascista italiano.
Come il Fuhrer affermò nelle sue conversazioni segrete, Cristo comprese il pericolo che gli ebrei rappresentavano e guidò una lotta ispirata dall'alto contro di loro. Anche se Hitler non affermò esplicitamente che lo sterminio degli ebrei era una vendetta per la morte di Cristo o per il loro rifiuto di riconoscere Cristo come Signore, nondimeno egli credeva che Cristo avesse "combattuto" gli ebrei e che questi l'avessero "liquidato". L'esempio positivo di Cristo venne riproposto ripetutamente, per tutto il periodo della Soluzione finale.
Tratto da: Richard Steigmann-Gall, "Il santo reich", Boroli editore, 2005, Pag. 394-395
Per i nazisti il paganesimo altro non è che una parola con la quale giustificare il proprio odio contro qualcuno che ritengono emarginato e che, in quanto tale, non deve né può chiedere giustizia per le vessazioni subite.
All'avvicinarsi della seconda guerra mondiale, lo scontro fra regime nazista e chiese cristiane si acutizzò. I nazisti cristiani si scontrarono con i nazisti paganisti di Rosemberg e di Himmler.
Rosenberg, che venne sistematicamente fermato nella sua scalata al potere, fu sconfitto nel suo tentativo finale di raggiungere l'egemonia proprio sulla questione del cristianesimo. I cristiani del partito, sia quelli di primo piano sia quelli sconosciuti, perseverarono nelle loro pratiche religiose, mentre certi paganisti, e in particolare Himmler, rivelarono in modo sorprendente che il loro astio verso il cristianesimo aveva meno a che fare con gli insegnamenti cristiani che con quella che ritenevano una manipolazione della religione da parte dei nemici istituzionali.
Tratto da: Richard Steigmann-Gall, "Il santo reich", Boroli editore, 2005, Pag. 396
Himmler era cristiano anche se praticava rituali che chiamava tradizionali e che venivano attribuiti ai "pagani", ma non espresse mai un pensiero pagano né contenuti ideologici che non fossero riconducibili all'ideologia cristiana. Il cristianesimo, per Himmler, non era ciò che i libri sacri raccontavano, ma era qualche cosa di diverso in opposizione alle interpretazioni delle chiese cristiane.
La posizione di Himmler, come quella dei nazisti attuali, era più contro le interpretazioni del cristianesimo, fatto dalle chiese, che non un'opposizione ai principi ideologici assolutisti cristiani.
[Hitler] Anche quando accusò il cristianesimo di essere giudaico e bolscevico, mise sempre attentamente al riparo dai suoi attacchi l'ebreo Gesù. Secondo Hitler, il "messaggio originale" di Gesù poteva ancora essere separato da quello che più tardi fu chiamato cristianesimo.
Tratto da: Richard Steigmann-Gall, "Il santo reich", Boroli editore, 2005, Pag. 397
Il fascismo e il nazismo sono ideologie suprematiste che assumono aspetti rappresentativi di volta in volta diversi pur di far violenza a chi è più debole e si pensa emarginato.
Spesso non siamo davanti a nazisti e fascisti che fanno i suprematisti; siamo davanti a suprematisti che, comunque chiamino sé stessi, rientrano nell'ideologia fascista e nazista e vanno definiti fascisti e nazisti per le affermazioni e per le azioni.
Il disprezzo per le persone è un'azione suprematista che qualifica l'ideologia fascista e nazista sia quando questo disprezzo è contro gli ebrei che quando è contro gli immigrati. L'ideologia suprematista viene occultata da fascisti e nazisti accusando altri di fare le stesse azioni che loro hanno fatto e intendono fare. I nazisti ritengono che tutte le ideologie siano della stessa qualità della loro ideologia. Tutti pensano come loro anche se hanno ideologie diverse e sono, anche loro, dei suprematisti che ci combattono per il controllo della supremazia.
Se si analizzano i contenuti del loro "paganesimo" si tratta solo di buffoneria. E' vuoto, privo di contenuti ideologici e, quando viene espresso, oscilla fra idee assolutistiche cristiane, neoplatonismo e stoicismo immaginario.
Il nazismo, in quanto nazismo, è privo di cultura e, in quanto privo di cultura, può facilmente radunare masse per un linciaggio, per un successo immediato, ma il fallimento del fascismo avviene nell'attimo successivo perché una nazione non si governa con un colpo di Stato, ma nella gestione dei doveri che ha lo Stato nei confronti dei cittadini e nelle relazioni paritarie dello Stato con altri Stati.
I fascisti, in nome della supremazia della razza italica possono, una volta al potere, dichiarare guerra per lo sterminio della razza slava, ma non sono in grado di gestire le relazioni con le altre nazioni che non accettano di mettersi in ginocchio davanti a tanta "supremazia".
Se vogliamo semplificare, il nazismo e il fascismo altro non sono che manifestazioni di bullismo adolescenziale al quale i genitori hanno addestrato i loro figli. Questi bulli, una volta adulti, rivestono la loro condizione di bulli con un'ideologia, più o meno fantastica, con cui legittimare il loro bullismo. Il bullismo, come fascismo e nazismo, sono fini a sé stessi e non sono in grado di prospettare un futuro sociale, ma solo la distruzione del presente in cui fascismo e nazismo si esprimono.
Il delirio suprematista è ideologicamente definito solo dalla bibbia ebrea e cristiana.
Marghera, 21 giugno 2024
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Claudio Simeoni
Meccanico
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