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Settembre 2024: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

22 settembre 2024 cronache della religione pagana
Riflessione sul concetto di anima in Aristotele

Claudio Simeoni

Cronache mese di settembre 2024

22 settembre 2024

Riflessione sul concetto di anima in Aristotele.

Introduzione al concetto di anima nella filosofia metafisica

Corpi viventi o anime che abitano i cadaveri animandoli?

Normalmente le persone pensano di sapere che cosa si intende per "anima", questo oggetto che i cristiani attribuiscono al loro Dio, come proprietà del loro Dio attraverso la quale il loro Dio controlla e domina l'uomo.

Il concetto di anima, separato dal corpo, non lo hanno inventato i cristiani, i cristiani si sono appropriati del concetto elaborato ben prima dell'arrivo del cristianesimo. Non è nemmeno un concetto ebraico. E' un concetto greco, nato come definizione per distinguere ciò che è animato da ciò che è inanimato, ha finito per definire un oggetto in sé, l'anima, distinto dal corpo e indipendente dal corpo stesso.

Che cosa fa l'anima rispetto al corpo?

In tutti il dibattito non c'è mai una netta distinzione fra l'antico concetto di "anima", qualità del corpo vivo, animato, e il concetto di anima come oggetto in sé distinto dal corpo.

Si tratta di un'ambiguità, voluta, pensata e programmata.

Da un lato i corpi viventi che manifestano vita e che vengono definiti "animati", come portatori di anima. E' evidente, dicono, che hanno un anima in quanto hanno i sé la vita. Dall'altro lato, separano il corpo dall'anima facendo dell'anima un oggetto in sé distinto dal corpo come se potesse esistere un'anima distinta da un corpo.

Il corpo vivente, animato, è un oggetto reale; un'anima in sé è un prodotto dell'immaginazione prodotta dal desiderio di dominio.

Il trucco usato dai platonici, Aristotele e i neoplatonici, è quello di dimostrare con l'oggetto reale, il corpo vivente, animato, il prodotto dell'immaginazione ontologica di un'anima distinta dal corpo.

Scrive Aristotele nel De anima:

E tuttavia proprio dell'anima è il conoscere, il sentire, lo opinare e ancora il bramare, il volere e, in generale, i desideri: è grazie all'anima che gli animali si muovono localmente e lo stesso vale per la crescita, la maturità e la decrescita: dev'essere allora attribuito all'anima intera ciascuno di questi stati? e cioè con tutta l'anima pensiamo, sentiamo, ci muoviamo, facciamo e subiamo ogni altra cosa ovvero con parti differenti realizziamo cose differenti ? E la vita, poi, risiede in una di queste parti, e in una sola, o in più o in tutte, ovvero ha un'altra causa? Affermano taluni che l'anima è divisa in parti e che una pensa, l'altra desidera. Ma allora che cosa la tiene unita, se è per natura divisa? Non certo il corpo: pare al contrario che l'anima tenga unito il corpo, giacché, uscita l'anima, il corpo si dissipa e imputridisce. Se dunque un'altra cosa produce l'unità dell'anima, sarà questa in senso proprio l'anima. A sua volta, intorno a questa, si dovrà indagare se è una o multipla. Se è una, perché non attribuire subito l'unità all'anima stessa? Ma se è divisa in parti, il ragionamento dovrà ancora cercare che cosa la tiene unita e così si procederà all'infinito. Si potrebbe dubitare anche riguardo alle parte della anima, qual è la funzione di ciascuna nel corpo. Perché se l'anima intera dà a tutto il corpo l'unità, bisogna che ciascuna delle sue parti dia l'unità a una parte del corpo. Ma questo è impossibile: a quale parte darà unità l'intelletto ? e in che modo ? è difficile anche immaginarlo.

Si può pure osservare che le piante, anche divise, continuano a vivere e, tra gli animali, alcuni insetti, e ciò implica che i segmenti abbiano la stessa anima specificamente, non numericamente, poiché l'un segmento e l'altro conservano la sensazione e il movimento locale per un certo tempo. Se poi non continuano, niente di strano, dal momento che non hanno organi necessari a mantenere la loro natura. Nondimeno in ciascuno dei due segmenti tutte si trovano le parti dell'anima e sono specificamente identiche tra loro e all'anima intera e ciò implica che tali parti della anima non siano separabili le une dalle altre e che l'anima intera sia al contrario divisibile. Anche il principio vitale che è nelle piante sembra sia una sorta d'anima: e, infatti, di esso solo partecipano animali e piante. E mentre esso può essere separato dal principio sensitivo, nessuna creatura, mancandone, può avere la sensazione.

Aristotele, Dell'anima, in Aristotele Opere, vol. 4, Editore Laterza, 1994, pag. 125-126

Ogni potere che intende dominare l'uomo, deve privare l'uomo delle sue specificità e attribuirle a Dio, per quanto e per quello che interessa al potere attribuire a Dio, per privarne l'uomo che domina.

Tuttavia, che piaccia o meno, è proprio di un corpo vivente conoscere. E' proprio di un corpo vivente sentire. E' proprio di un corpo vivente riprodursi. E' proprio di un corpo vivente avere delle opinioni, E' proprio di un corpo vivente bramare e desiderare. E' proprio di un corpo vivente volere.

E' grazie al corpo che uomini e animali si muovono e lo stesso vale per la crescita, la maturità e la decrescita: tutto deve essere attribuito al corpo perché solo le azioni del corpo ricadono sotto i nostri sensi.

Va attribuito al corpo la capacità di pensare, di sentire, di movimento e di realizzare qualunque cosa facciamo con parti diverse del corpo a seconda di ciò che facciamo.

La vita risiede nei corpi, nella materia (o dell'energia che è la stessa cosa organizzata in modo diverso). Una vita che si esprime in maniera diversa a seconda del divenuto dei corpi. Perché la vita esiste e si veicola mediante i corpi e non esiste senza i corpi.

Diventa offensivo sviluppare un "discorso logico" su un oggetto di fantasia pretendendo di far uscire l'oggetto dalla fantasia per costringere le persone a trattarlo come un oggetto reale.

Un corpo vivente è divisibile? Oggi sappiamo che un infinito numero di esseri si riproducono per scissione.

Aristotele non vede in un corpo che muore e imputridisce, la mancanza delle manifestazioni che lui riferisce all'anima. E' il corpo che muore, non l'anima che ha lasciato il corpo. Col corpo che muore, muoiono le prerogative, gli strumenti del corpo, che Aristotele, stupidamente, attribuisce ad un ente che chiama "anima".

Ma se avesse guardato con maggior rispetto alle persone, avrebbe visto che la donna, quando partorisce, si scinde e come il ramo di un albero può attecchire e diventare a sua volta un albero, così il bambino attecchisce e diventa, a sua volta, un adulto.

E questo è quello che Aristotele osserva:

"Si può pure osservare che le piante, anche divise, continuano a vivere e, tra gli animali, alcuni insetti, e ciò implica che i segmenti abbiano la stessa anima specificamente, non numericamente, poiché l'un segmento e l'altro conservano la sensazione e il movimento locale per un certo tempo."

In ogni segmento di ogni corpo c'è la vita e la vita nei corpi tende ad espandersi. Il corpo si espande. Ogni specie ha le proprie strategie di espansione che trasmette ai suoi individui, ma si tratta sempre di corpi viventi che si espandono. Corpi animati, ma non esistono anime che entrano nei corpi.

Se ciò fosse, basterebbe che l'oggetto, che Aristotele chiama "anima", entrasse in un cadavere e questo tornerebbe in vita. O un'anima entrasse in un legno bruciato e questo iniziasse a riprendere vita. Questo desiderio popola le fantasie di chi, separando i corpi dalle anime, controlla i corpi, il loro lavoro e la loro vita, attribuendosi il diritto di controllare quella che loro chiamano l'anima in nome del loro Dio.

Oggi, attraverso la ricerca biologica, sappiamo che tutti i viventi della Natura sono, comunque, legati fra loro, specie diversificate sia in tempi antichissimi sia in tempi relativamente più recenti e, pertanto, ogni Essere, qualunque sia la specie, è portatore della medesima struttura emotiva che, quelli come Aristotele, chiamano "anima".

Corpi che vivono. Corpi che i cristiani bruciavano per "salvare le loro anime". Penso che questo sia la più atroce giustificazione attraverso la quale i cristiani hanno macellato milioni di persone accusandole di peccare "sporcare la loro anima", o di salvarle dal peccato attraverso l'annientamento di milioni di uomini, donne e bambini.

Difficile dire che Aristotele, col concetto di anima, non mirasse a questo. Certo non a bruciare vive le persone per salvare la loro anima, ma quando non si condanna Platone che affermava che la donna è un essere immondo perché è l'anima reincarnata di un uomo malvagio, è chiaro l'uso dell'anima per controllare i corpi delle persone.

I corpi delle persone sono l'oggetto che il potere di avere si contende perché solo controllando i corpi delle persone, privandole del controllo degli strumenti emotivi con i quali abitano il mondo. può riaffermare continuamente il proprio dominio dell'uomo sull'uomo.

Marghera, 19 settembre 2024

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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