Non è solo il prigioniero che sta rivendicando la propria libertà, ma tutta la realtà sta rivendicando il proprio diritto di liberarsi dalle illusioni e dai preconcetti.
Questo può avvenire solo se la realtà sociale eleva illusioni e preconcetti al ruolo di dominatori.
Dopo un periodo di dominio di illusioni e preconcetti sull'uomo, questi si potrà liberare chiamandoli col loro vero nome.
Gennaio 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

11 gennaio 2025 cronache della religione pagana
Riflessione sul concetto di anima in Eraclito

Claudio Simeoni

Cronache mese di gennaio 2025

11 gennaio 2025

Riflessione sul concetto di anima in Eraclito

La cosa che più colpisce nel leggere i frammenti eraclitei riportati da varie persone a proposito dell'anima, è che in Eraclito non esiste nessun accenno alla qualità dell'anima e alla relazione fra anima e corpo.

E' un aspetto significativo perché, se Eraclito avesse definito in qualche modo la qualità dell'anima e la relazione fra anima e corpo, tutte le scuole filosofiche che hanno inventato l'anima, separata dal corpo, per controllare gli uomini vi si sarebbero o scagliati contro o ne avrebbero usato la sua autorità per confermare le proprie teorie.

Scrive Aristotele, Sull'anima 405a 25-29

Eraclito ritiene che l'anima sia principio, se è l'esalazione da cui egli costituisce tutto l'altro: aggiunge che è al massimo incorporea e sempre fluente e che, d'altra parte, il mosso si conosce per mezzo del mosso: anch'egli, infatti, come i più dei filosofi credeva che le cose fossero sempre in movimento.

Da Aristotele, opere 4, dell'anima, Biblioteca universale Laterza, 1994, p. 109

L'anima, rileva Aristotele, è un principio con cui si vogliono definire delle manifestazioni "il mosso si conosce per mezzo del mosso" e l'oggetto che differenzia il non-mosso dal mosso, per come appare ai nostri sensi, diventa un oggetto del discutere in quanto oggetto in sé stesso che ha la proprietà di manifestarsi.

A tal proposito una citazione di Eraclito molto tarda ci racconta:

68 A. Cleante, SVF I 519 [Ario Didimo presso Eusebio, Preparazione evangelica XV 20, 2] (DK 22 B 12)

Per quanto concerne l'anima Cleante, ponendo a confronto la dottrina di Zenone con quella degli altri filosofi della natura, afferma che Zenone designa l'anima come un'esalazione capace di sensazione, allo stesso modo di Eraclito. Infatti quest'ultimo, volendo mostrare che le anime, quando vengono esalate, divengono sempre percettive, le ha paragonate ai fiumi dicendo così:
a coloro che entrano negli stessi fiumi, affluiscono acque sempre diverse, ma anche "anime" esalano dall'umidità.

p. 429

Nel fiume della vita affluiscono condizioni e contraddizioni sempre diverse e coscienze esalano dall'umidità dell'esistenza.

Il fatto che Eraclito usi il termine anima nel suo significato "ciò che anima o ciò che rende animato" e che sia alla ricerca del fondamento della vita formandosi un'idea in merito, non autorizza Cleante di legittimare il concetto di anima come intesa dallo stoicismo.

L'abitudine di certi filosofi assolutisti di dare per scontato che una parola, usata da un altro filosofo, abbia lo stesso significato della stessa parola da loro usata nel loro contesto e nella loro condizione culturale, non è solo fastidiosa, ma è un atto di propaganda criminale e come tale va censurata. Che poi Zenone usi la stessa soluzione proposta da Eraclito nell'individuare in meccanismo di "ciò che anima", è irrilevante in quanto Eraclito fa derivare "ciò che anima" dalla terra, dall'acqua, dal fuoco, cioè dagli oggetti dell'esistenza che ricade sotto i sensi, dalla "natura generatrice" e non da un qualche potere al di fuori della natura.

68 C. Aezio, IV 3, 12 (DK 22 A 15)

Eraclito afferma che l'anima del mondo è esalazione proveniente dall'umidità in esso contenuta, quella che si trova negli esseri viventi è costituita invece dall'esalazione proveniente dall'esterno e da quella proveniente dall'interno che sono dello stesso genere.

p. 431

Anche iper Aezio, per quanto dubbio può essere l'autore, Eraclito crea l'unità fra anima e corpo. Dice anche qualcos'altro. Costruisce la relazione fra "le anime" del mondo esterno e "ciò che anima" del singolo individuo individuando nell'umidità del mondo esterno e nell'umidità propria del singolo individuo l'origine della propria anima.

Questa riflessione è suffragata anche da una citazione di Eraclito fatta da Clemente di Alessandria.

L'anima di Eraclito non è l'anima dei neoplatonici o di Platone. Il "ciò che anima" nasce dall'acqua e muore nell'acqua.

Riporto:

69. Clemente Alessandrino, Stromati VI 17, 2 (DK 22 B 36)

Eraclito, che ha composto i suoi discorsi partendo da questi versi [di Orfeo], scrive all'incirca così: per le anime è morte divenire acqua, per l'acqua è morte divenire terra; ma dalla terra nasce l'acqua e dall'acqua l'anima.

p. 433

Eraclito non è un "filosofo della Natura", Eraclito si rifiuta di farneticare, di immaginare, a differenza di Parmenide il cui "Poema sulla natura" appare più come le farneticazioni di un malato di schizofrenia sul divano dello psichiatra. Eraclito è un filosofo metafisico. Cosa che non si può dire di Parmenide che, per quanto è dato sapere da quanto ci è pervenuto, va associato al delirio di onnipotenza.

Che ciò che anima provenga dall'acqua è l'elaborazione di un'osservazione empirica elevata a riflessione astratta. "ciò che anima" può non provenire dall'acqua, ma la ricerca scientifica moderna ipotizza la nascita della vita da una condizione liquida o, quanto meno, argillosa.

Eraclito non cavalca dentro sé stesso con la propria immaginazione come Parmenide. Anche quando dice che il sole è grande quanto noi lo vediamo è un modo per sottrarsi a speculazioni che ad Eraclito appaiono di scarso interesse. E' come se dicesse: "Il sole è grande quanto lo vediamo, se non lo fosse, ti cambia qualche cosa?".

Diverso è il discorso di Platone nel Fedro, a proposito dell'anima, che vale la pena di trattare in un'altra parte.

Nota: Le citazioni, quando non specificate, sono prese da: Presocratici, Vol. 1, Sentieri di sapienza attraverso la Ionia e oltre da Talete a Eraclito, a cura di M. Laura Gemelli Marciano, Editore Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, 2023, (numero di pagina dopo la singola citazione).

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

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