Non è solo il prigioniero che sta rivendicando la propria libertà, ma tutta la realtà sta rivendicando il proprio diritto di liberarsi dalle illusioni e dai preconcetti.
Questo può avvenire solo se la realtà sociale eleva illusioni e preconcetti al ruolo di dominatori.
Dopo un periodo di dominio di illusioni e preconcetti sull'uomo, questi si potrà liberare chiamandoli col loro vero nome.
Gennaio 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.
15 gennaio 2025
Il racconto di un delirio come premessa di verità in essere, che possono essere rivelate, per stupire lo spettatore con le meraviglie narrate. E, dopo aver raccontato le meraviglie e aver stupito, scatta l'inganno che impone allo spettatore credenza, accettazione e sottomissione.
Lo spettatore ascolta il fantastico e si illude che quel fantastico raccontato sia una cosa reale che lui ignora ma che, il suo narratore, ha visto come un oggetto reale a lui ignoto. Il narratore diventa testimone di una realtà, invitando l'ascoltatore a credere in essa.
Gran parte della filosofia e della mistica ha le sue radici nella malattia mentale, in visioni fantasmagoriche, in allucinazioni, che allontanano l'individuo dalla realtà vissuta.
Se le farneticazioni allucinatorie sono facilmente identificabili e riconducibili ad un quadro patologico, diventa difficile, a volte, distinguere il malato mentale che descrive le proprie allucinazioni dal truffatore che inventa visioni fantasmagoriche per costringere gli ascoltatori ad accettare come reale l'oggetto delle sue farneticazioni spingendolo alla sottomissione ad esse.
In campo filosofico e in campo mistico si ha a che fare sesso con malati mentali. I contenuti ideologici, espressi dalla malattia mentale, hanno una, e una sola, componente: l'onnipotenza del delirante che chiede ai suoi ascoltatori di accoglierlo come l'onnipotente, il messaggero divino, potatore di una verità assoluta che chiede sottomissione.
Alcuni di questi caratteri sono propri della schizofrenia. In passato, molte forme di schizofrenia non erano riconosciute come forme di malattia, ma accettate o combattute, per i contenuti allucinatori e deliranti che manifestavano.
Scrive il Dott. Stefano Pallanti
"La schizofrenia è una malattia mentale, purtroppo non rara, che colpisce in giovane età una persona su cento."
"I sintomi includono deliri, cioè false convinzioni, allucinazioni, cioè false percezioni, generalmente voci, difficoltà di pensiero, di sentimento, di comportamento talora con totale chiusura e disinteresse al mondo."
Tratto da: "vivere con voci, vivere nel silenzio" di Stefano Pallanti, Editore Nuova Italia Scientifica, 1997, pag. 7.
Caratteristica della schizofrenia e di altre forme di malattia mentale sono le allucinazioni. Oggi sono state studiate dalla psichiatria e si possono definire, ma certamente questo non avveniva 2500 anni fa. Si finiva per accettare acriticamente le farneticazioni allucinatorie come un oggetto del discutere.
Scrive Parmenide nel suo "Poema sulla natura":
"Le cavalle che mi portano fin dove l'animo giunge mi trascinavano, dopo avermi avviato sulla strada ricca di canti, divina, che porta l'uomo sapiente per tutte le cose che siano.
Era lì che viaggiavo: le cavalle scaltrite lì mi portavano tirando il carro, fanciulle guidavano il loro percorso.
Suono d'organo l'asse mandava nelle sue sedi surriscaldato (era mosso da entrambe le ruote rotanti da una parte e dall'altra), mentre a spronare s'affaticavano le figlie del Sole, appena uscite dalla casa della Notte, verso la luce, dopo essersi tolte il velo dal capo.
Lì è il portale che segna il cammino della Notte e del Giorno, un architrave gli fa da cornice e una soglia petrigna, lo chiudono grandi battenti che toccano il cielo: la Giustizia preposta alle pene detiene le chiavi girevoli.
Rivolgendosi a lei le fanciulle con dolci parole seppero ben persuaderla a togliere subito via dalla porta la spranga a serrami; attraverso i battenti schiuse la porta un vuoto infinito, mentre s'apriva ruotando nelle bandelle argute i cardini di bronzo, con ferramenta e chiodi ben fissi; dritto lì dentro le fanciulle guidarono lungo la strada le cavalle ed il carro.
Benigna m'accolse la Dea, con la mano mi prese la mano destra, così cominciava a parlarmi e diceva:
Figlio, compagno ad aurighe e cavalle immortali che ti portano, giungendo alla nostra casa rallegrati, perché non una sorte maligna t'ha fatto venire su questa strada (certo è lontana dalla pista degli uomini), ma legge e giustizia. Bisogna che tutto tu sappia, sia della verità rotonda il sapere incrollabile sia ciò che sembra agli uomini, privo di vera certezza.Saprai tuttavia anche questo, perché le parvenze dovevano plausibilmente stare in un tutto, pur tutte restando.
Parmenide, Poema sulla Natura, 1-30, 2000, Editore BUR, pag. 147 e 149
Il proemio del "Poema sulla natura" di Parmenide si apre con un'elevazione di Parmenide a messaggero divino. Parmenide è scelto dal Dio, o dalla Dea, per conoscere la "verità dell'esistente" e fare da messaggero a tale verità.
E' la persona Parmenide che viene elevata dalla divinità sopra tutti gli uomini. Parmenide parla con la Dea. Parmenide portatore di una verità che per gli altri uomini è sconosciuta e inconoscibile ma che lui rivela affermandola perché appresa dalla Dea. Parmenide non pensa, non elabora un suo pensiero, Parmenide è il messaggero della Dea. Parmenide non può mentire perché mentirebbe la Dea. Chi dice che Parmenide dice delle sciocchezze, dice che la Dea dice delle sciocchezze e ciò, forse per alcuni, suonerebbe come blasfemo. Ma, in realtà, blasfemo è Parmenide che, incapace di assumersi la responsabilità del proprio pensiero, preferisce attribuirlo alla Dea affinché nessuno possa criticarlo o metterlo in discussione.
Non è il lavoro, lo studio, l'esplorazione, l'impegno che ha portato Parmenide a conoscere meccanismi dell'universo, ma la rivelazione diretta della Dea che eleva Parmenide al di sopra degli uomini.
E cosa dice la Dea a Parmenide?
Gli dice forse che "mettendo lo sterco nei solchi arati le spighe crescono più nutrite?" oppure gli dice che "curare i cavalli permette di percorrere più agevolmente le strade del mondo?"
No, nulla di tutto questo. Nulla che sia utile agli uomini come soggetti.
L'allucinazione regala a Parmenide una farneticazione sofista:
"Ecco che ora ti dico, e tu fa tesoro del detto, quelle che sono le sole due vie di ricerca pensabili: l'una com'"è", e come impossibile sia che "non sia", di persuasione è la strada, ché a verità s'accompagna, l'altra come "non è", come sia necessario "non sia", che ti dichiaro sentiero del tutto estraneo al sapere: mai capiresti ciò che "non è", è cosa impossibile, né definirlo potresti..."
Parmenide, Poema sulla Natura, 1-30, 2000, Editore BUR, pag. 149
"Mai sarà dimostrato che non esista ciò che non è" il che significa che puoi farneticare e fantasticare su cose che non esistono perché nessuno potrà mai dimostrare che non esistono cose che non sono.
E davanti a questo si rimane perplessi. Quando Parmenide dice:
"Le cavalle che mi portano fin dove l'animo giunge mi trascinavano, dopo avermi avviato sulla strada ricca di canti, divina, che porta l'uomo sapiente per tutte le cose che siano."
Si tratta di una condizione poetico-simbolica, di un'allucinazione o di un inganno?
Se aveva delle idee sulla natura, diverse dai suoi contemporanei, avrebbe potuto dire "io ho queste idee". Ma se aveva paura di essere deriso per le sciocchezze che le sue idee contenevano, allora era necessario metterle in bocca ad un Dio o ad una Dea e nessuno, secondo la sua idea, avrebbe potuto contestare le parole di un Dio o di una Dea.
Ma allora non è solo allucinazione da malattia mentale, è volontà di ingannare gli uomini per sottometterli a sé. Al proprio delirio di onnipotenza.
Certo che, se nel suo delirio di onnipotenza avesse detto:
"Il Dio dice che il grano deve essere mietuto a giugno!" che questo glielo avesse detto il Dio (vedi Saturno a Roma) posso anche crederlo perché tagliare il grano a giugno è nel mio interesse. Ma che l'effetto dell'allucinazione descritta da Parmenide sia quell'affermazione di banalità sofista priva di contenuti, è un evidente delirio.
Poco ha Giovanni Cerri, nelle note-commento a giustificare gli effetti del delirio di Parmenide dicendo:
"Eraclito aveva detto (fr 103 D-K) "inizio e termine coincidono sulla circonferenza del cerchio". Risulta ancora più evidente, di quanto sarebbe risultato anche senza il confronto con il frammento di Eraclito, che Parmenide implica una sorta di "circolarità" della ricerca scientifica e del discorso che la espone, concezione che del resto risulta esplicita nell'epiteto "ben rotonda" riferito alla verità nei versi conclusivi del Proemio."
P. 202
Che Eraclito affermi che in una circonferenza inizio e fine coincidono, è un'affermazione, per quanto ci è dato sapere, limitata nella figura geometrica della circonferenza di un cerchio.
Usare questa citazione eraclitea per avallare un concetto sofista, privo di contenuti e privo di riferimenti su cui si regge, il cui fine è legittimare la menzogna attorno a cose che non esistono perché non si può dimostrare che non esistono, come il concetto di "tutto" di Parmenide, mi sembra alquanto disonesto.
D'altra parte, le affermazioni di Parmenide appaiono coerenti col sistema di allucinazioni preso in considerazione dalla psichiatria moderna:
Allucinazioni visive.
Non si presentano mai in condizioni di coscienza lucida e vigile, ma quando l'intero rapporto con la realtà è alterato; allora le percezioni si fanno incerte, il significato delle cose appare trasformato, le ombre acquistano consistenza, le persone e gli oggetti non vengono più riconosciuti, mentre il mondo esterno si popola di immagini oniriche. Le allucinazioni visive comprendono i fotomi che sono allucinazioni elementari non differenziate come bagliori luminosi, colori, lampi, scintille o figure geometriche semplici, le percezioni illusorie in rapido movimento dove si vedono veloci sequenze sceniche frammentarie in cui compaiono piccoli oggetti in movimento o animali come topi, ragni, conigli che sembrano dirigersi verso il soggetto impaurito, e le visioni ricche di particolari di solito a contenuto religioso, allegorico, mitologico, ora immobili, ora in rapida successione scenica. Le immagini allucinatorie possono essere di grandezza naturale, o minuscole (allucinazioni lillipuziane), oppure gigantesche (allucinazioni gulliveriane). Il più delle volte colorate, queste visioni hanno una tonalità affettiva euforica ed esaltante, come nelle visioni mistiche o negli stati estatici, oppure passionale, come nelle visioni erotiche. Lo svolgersi delle sequenze è analogo a quello dei sogni.
Enciclopedia di Psicologia, Galimberti, voce "allucinazioni", Editore Garzanti, 1999
Questo modo di presentare farneticazioni, che in età attuale si traduce in "In verità, in verità vi dico..." è proprio dei deliranti che vogliono far passare il proprio delirio come una "ricerca scientifica". Per loro è ricerca scientifica l'affermazione di oggetti irreali, prodotti dal loro delirio, che vengono spacciati come veri perché non si può dimostrare la non esistenza di un oggetto che non esiste.
La tecnica del delirio, spacciato per "manifestazione di una realtà altra", è alla base della bibbia cristiana, anche lasciando perdere, in questa riflessione, i vangeli cristiani.
Per esempio, il delirio di Elia in 2 Re 2, 11-12
Continuarono a camminare e a parlare. Un carro di fuoco con cavalli di fuoco passò in mezzo a loro. Elia fu rapito in cielo in un turbine di vento. Eliseo riuscì a vedere e gridò: 'Elia, padre mio! Difesa e forza d'Israele'. Poi non lo vide più.
2 Re 2, 11-12
Oppure il delirio da malato mentale di Ezechiele in Ezechiele 1, 22-28
Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste, e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l'una di contro all'altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo. Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento.
Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali. Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste. Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco.
Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava.
Ezechiele 1, 26-28
Tutto questo che cosa dice il delirante ai lettori?
Dio esiste. Esiste il paradiso. Esistono i cieli. Esiste l'onnipotente.
Esiste la verità divina. Io sono stato trasportato per vedere la realtà divina e voi vi dovete sottomettere alla realtà divina che io vi ho raccontato.
Indubbio che la camicia di forza e un ricovero ospedaliero coatto andava benissimo, invece si è spacciato questo come se fosse un cosa reale e, attraverso la manipolazione mentale come inventata dagli ebrei (vedi Deuteronomio), ha finito per essere imposta come verità aprioristica, generazione dopo generazione, convincendo degli assassini che loro potevano uccidere perché erano il popolo eletto da Dio.
Poi ci sono quelli che non lasciano dubbi sulla loro volontà di truffare, come Platone nel Fedro. I loro deliri sono pure invenzioni di dittatori che vogliono legittimare la loro condizione di dittatori che dominano sugli uomini.
Dei deliri di Platone, messi in bocca a Socrate, nel Fedro, ne parlerò a parte.
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