E scelsero la libertà di Dio, affinché Dio li potesse perseguitare saccheggiando la loro vita.
febbraio 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.
Cronache mese di febbraio 2025
06 febbraio 2025
Esopo ci invita ad osservare attentamente il mondo in cui viviamo e le relazioni che si costruiscono in esso. Esopo è attento alla società in cui vive e alle relazioni fra gli uomini.
Nel caso del Debitore Ateniese, Esopo sottolinea i comportamenti dei truffatori, ma vuole sottolineare mettendo attenzione a ciò che i falliti vendono per truffare persone facendole fallire a loro volta.
Il debitore deve saldare il debito e mette in vendita una sua proprietà. Una proprietà che vuole vendere a caro prezzo in modo da saldare un debito che lo sta soffocando.
Questo debitore Ateniese ricorda molto Silvio Berlusconi che, fallito nelle sue attività imprenditoriali, deve raccogliere denaro vendendo fumo e inganno a chi attende l'arrivo di un nuovo messia.
Scrive Esopo:
Ad Atene, un debitore, a cui era stato ingiunto dal creditore di pagare il suo debito, sulle prime lo pregò di concedergli una dilazione, dichiarando che si trovava in cattive acque. Non riuscì però a convincerlo; e allora gli portò una scrofa, l'unica che possedeva, e, in sua presenza, la mise in vendita. Gli si avvicinò un compratore, chiedendo se quella era una scrofa che figliava, e lui rassicurò che non solo figliava, ma presentava anche una particolarità straordinaria: alla stagione dei Misteri figliava femmine, e per le Panatenee, maschi. A questo discorso, l'ascoltatore rimase a bocca aperta. Ma il creditore soggiunse: "E perché ti meravigli? Questa è una scrofa che, per le Dionisiache, ti figlia anche dei capretti".
[Esopo: Il debitore ateniese, Editore BUR, 1982, 10, pag. 47]
Quando hai comperato l'oggetto che ti ha meravigliato, non hai perso solo quanto hai offerto, ma hai dato modo al venditore di appropriarsi della tua vita bloccando nell'illusione ogni tua possibilità di agire nel mondo.
Non sempre trovi qualcuno che cerca di fermare la tua illusione dicendo "E perché ti meravigli? Questa è una scrofa che, per le Dionisiache, ti figlia anche dei capretti", spesso trovi un coro di assenso a farneticazioni del tipo "Padania indipendente" oppure "federalismo fiscale", oppure "vaffanculismo". C'erano persone che raccontavano come quell'offerta era un truffa, ma chi applaudiva era convinto che "Questa è una scrofa che, per le Dionisiache, ti figlia anche dei capretti".
Quando si svegliarono dal sonno dell'illusione, spesso non si resero conto di quale prezzo hanno pagato e che cosa hanno perso nell'acquistare un prodotto che non ha soddisfatto le loro illusioni.
06 febbraio 2025
Lasciato il piazzale dei Vasi, alziamo lo sguardo per incontrare la grande statua che, nel catalogo della guida turistica, è indicata come "Nettuno" perché, a fianco della statua sembra sbucare un delfino dalle acque.
Storicamente la scultura è stata variamente interpretata dagli storici.
Maurizio Calvesi smentisce l'interpretazione della statua fatta da studiosi precedenti che la volevano identificare in Nettuno-Plutone-Tevere e dice:
Una verifica dei testi, tuttavia, smentisce le affermazioni del Bredekamp. Dalla presunta equivalenza di Ade e Poseidone non c'è la minima traccia in Esiodo; il Cartari, poi, non si esprime affatto in quei termini, bensì citando Seneca, si limita a ricordare la forte somiglianza di Plutone con i propri fratelli Giove e Nettuno (somiglianza rimarcata anche da Annibal Caro nella nota lettera a Vicino Orsini vertente sulla favola dei Giganti).
In questo caso, Maurizio Cavesi nel suo "Il Bosco Sacro di Bomarzo" sottoscrivendo l'interpretazione secondo cui la statua rappresenta "Plutone", fra l'altro, scrive:
Questi versi che ancora il Cartari riporta in traduzione dell'Hercules Furens di Seneca, ne avevano ispirati altri di Claudiano relativi allo stesso Plutone ("Ipse rudi fultus solio, nigraque verendus/ majestate seder (.. .): terrorem dolor augebat") e a entrambi gli autori sembra essersi rifatto Torquato Tasso per la suat imponente presentazione del dio degli inferi, non dimenticando il "superbo" Oronte del padre Bernardo, "si alto e grosso eroe sembrava un monte";
Siede Pluton nel mezzo, e con la destra
sostien lo scettro ruvido e pesante;
né tanto scoglio in mar, né rupe alpestra
né pur Calpe s innalza, o 'l magno Atlante,
ch'anzi a luì non paresse un picciol colle;
sì la gran fronte e le gran corna estolle.
Orrida maestà ne! fero aspetto
tenore accresce, e più superbo il rende;
rosseggiati gli occhi, e di veneno infetto,
come infausta cometa, il guardo splende;
gli involve il mento, e su l'irsuto petto
ispida i folta la gran barba scende.
Accigliato barbuto, fieramente assiso, di dimensioni colossali, il personaggio ritratto nella scultura di Bomarzo risponde ai connotati descritti da Seneca e, salvo "le gran corna" che non compaiono, da Torquato Tasso. Maestoso come Giove, presenta effettivamente una marcata somiglianza con il suo volto, che a pochi passi di distanza è scolpito con le corna di Annone, nel coronamento del sacrario di Venere.
Termina la sua riflessione Calvesi dicendo:
La vistosa cornucopia di cui si fregia, è altresì tra gli attributi di Plutone, dio ricco. La presenza poi, nell'intorno, del cane Cerbero e del mascherone dalla bocca spalancata che rievoca l'ingresso dantesco dell'inferno, costituiscono un inequivocabile contesto.
Tratto da "Il Sacro Bosco di Bomarzo", di Maurizio Calvesi, Editore Lithos, pag. 128
Al di là del percorso con cui Calvesi giunge alla conclusione di essere in presenza di "Plutone", concordo sul fatto che la scultura non rappresenti Nettuno, ma Ade.
A parlare è l'insieme delle sculture e, soprattutto il desiderio di Francesco Orsini, detto Vicino, di superare la morte.
Tutte le sculture sono un cammino che portano all'Ade, come abbiamo visto nella descrizione delle statue precedenti. Un cammino segreto che porta a trasformare il piombo, del corpo fisico, nell'oro del corpo luminoso che nasce dopo la morte del corpo.
Vicino, frequentando sia Venezia che Firenze conosceva bene l'Inno Orfico ad "Ade" o, come chiamato allora, a Plutone:
Inno Orfico ad Ade - Plutone
O tu dall'animo forte, che abiti la dimora sotterranea,
il prato del Tartaro dall'ombra profonda e senza luce,
Zeus ctonio, con lo scettro, accogli di buon animo questi riti,
Plutone, che hai le chiavi di tutta la terra,
che arricchisci la stirpe mortale con i frutti dell'anno;
tu che ottenesti come la terza parte la terra del tutto sovrana,
sede degli immortali, possente sostegno dei mortali;
tu che hai stabilito il trono sotto il luogo tenebroso
lontano, instancabile, senza vita, indistinto Ade
e cupo Acheronte, che contiene le radici della terra;
tu che in grazia della morte domini i mortali, o Eubulo
molto esperto, che una volta la figlia di Demetra purificatrice
avendo presa in sposa strappata dal prato attraverso il mare
con la quadriga portasti in un antro dell'Attica
nel demo di Eleusi, dove sono le porte dell'Ade.
Tu solo sei giudice delle opere invisibili e visibili,
invasato, onnipotente, santissimo, splendidamente onorato,
che ti rallegri dei nobili sacerdoti e dei puri riti;
ti prego di venire benevolo compiaciuto degli iniziati.
Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli
E' mia convinzione che Vicino abbia costruito un percorso di statue e costruzioni molto legato alla filosofia che si stava discutendo nella nuova accademia a Firenze retta da Ficino e fra i poeti e filosofi di Venezia.
Nonostante ciò che sostiene Maurizio Calvesi, c'è ben poco dell'epica medioevale cristiana anche se potrebbero esserci dei modelli narrativi ripresi qua e là. Tutto il percorso è un percorso costruito da un uomo che aveva nella testa ben chiari alcuni principi che nulla avevano a che vedere con la tradizione cristiana di cui Dante, il Tasso e l'Ariosto erano i cantori.
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore
della Federazione Pagana
Piaz.le Parmesan, 8
30175 Marghera - Venezia
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
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