La forza d'animo e l'orgoglio è la forza di veicolare, attraverso la ragione, anche i più violenti moti dell'animo e tutte le passioni che emergono in noi. Questa forza, che noi chiamiamo autodominio, ha il suo posto nell'animo stesso ed è il motore dell'esistenza umana.
Marzo 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

01 marzo 2025 cronache della religione pagana
Eros e il venir in essere della vita

Claudio Simeoni

Cronache mese di marzo 2025

01 marzo 2025

Eros e il venir in essere della vita

Una delle divinità che separano tanto più violentemente il pensiero religioso Pagano dal Platonismo è rappresentata dall'idea di Eros espressa da Platone nel Simposio.

L'idea della divinità Eros è un'idea antica. Esiodo, nell'VIII secolo a.c., la usa in apertura alla Teogonia. Esiodo afferma che prima fu Caos, l'inconoscibile della ragione, poi fu la materia-energia Gaia, dall'ampio petto e, con essa, Tartaro nebbioso dalle ampie strade.

Esiodo parla della realtà in essere prima dell'inizio del tempo. Da questa emerge Eros.

Esiodo non si dilunga a descrivere l'aspetto di Eros. Dice solo che è la libertà che spezza le membra del presente per portare uomini e Dèi in un diverso presente. Spezzare le membra o sciogliere i legamenti, significa superare le barriere che conchiudono i soggetti nel presente per trasformarsi e giungere ad un diverso presente.

Scrive Esiodo:

"poi Eros, il più bello fra gli immortali,
che rompe le membra, e di tutti gli Dèi e di tutti gli uomini
doma nel petto il cuore e il saggio consiglio."

Esiodo, Teogonia, Editore BUR, 1999, pag.71

In Esiodo leggiamo anche:

Lei [Afrodite] Eros accompagna e "Desiderio bello" la segue
da quando, appena nata, andò verso la stirpe degli Dèi.

Esiodo, Teogonia, Editore BUR, 1999, pag.77

A questo Eros viene associato un altro Eros, figlio di Afrodite. Eros in greco significa desiderio e il figlio di Afrodite è spesso indicato come "Desiderio bello" che segue Afrodite. Non si tratta di un "altro Eros", ma di una diversa veicolazione di Eros che viene fatta dai soggetti viventi che sono viventi proprio per essere abitati da Eros.

Questa è la condizione che deve essere fatta sparire da Platone. Prima di tutto perché "Desiderio Bello" non è "amore omosessuale", gli uomini che amano gli uomini, come descritto da Platone nel Simposio che definisce l'amore per gli uomini, l'amore sublime, il vero amore.

In secondo luogo, Platone, che sottopone l'esistente quale prodotto del Demiurgo, non può ammettere l'esistenza di una forza della trasformazione capace di generare il presente senza intervento del Demiurgo col quale Platone si identifica.

Platone concepisce gli Dèi, descritti dalle varie forme della Religione Greca, come tante persone, una sorta di super-uomini, che vanno demoliti, fatti spacciare per infantilismo umano, in funzione dell'idea del Tutto di Parmenide o in funzione dell'Uno di Pitagora.

Per di più Platone non è solo omosessuale, ma spinge per l'odio nei confronti delle donne che sono, nella sua ideologia, esseri malvagi puniti dalle reincarnazioni per la malvagità compiuta da uomini nelle vite precedenti.

Da qui l'idea che Platone ne ha di Eros. Scrive Platone nel Simposio:

Eros non è un dio, ma un demone

"Però - risposi io -, tutti ammettono che è un grande Dio!".
"Parli di tutti, intendendo tutti quelli che non sanno - disse -, oppure anche di quelli che sanno?".
"Proprio di tutti".
E lei, ridendo, disse: "E come può essere, o Socrate, che ammettano che egli sia un gran Dio, quelli che dicono che non è nemmeno un Dio?"
"E chi sono costoro?", chiesi.
"Uno sei tu -rispose- e uno io".
Ed io ribattei: "In che modo puoi dire questo?".
E lei rispose: "E' facile! Dimmi: non affermi tu che tutti gli dèi sono beati e belli? O avresti forse la sfrontatezza di dire che qualcuno degli Dèi non sia né bello né beato?".
"Per Zeus, io no", dissi.
"E non dici felici coloro che sono in possesso di cose buone e belle?".
"Sicuramente".
"Ma tu hai ammesso che Eros, per mancanza delle cose buone e belle, ha desiderio di queste cose di cui è mancante".
"L'ho ammesso, infatti".
"E allora, come potrebbe essere Dio chi non è partecipe delle cose belle e delle cose buone?" „
"In nessun modo, a quanto pare
"Dunque, vedi - disse — che anche tu non credi che Eros sia un Dio?
"Allora - dissi -, che cos'è Eros.
"E' un mortale?".
"No certo"
"Ma, allora, che cos'è? .
"Come si è detto prima - disse
"E' qualcosa di intermedio fra mortale e immortale".
"Allora che cos'è, o Diotima? .
"Un gran demone, o Socrate: infatti, tutto ciò che è demonico è intermedio fra Dio e mortale".
"E quale potere ha?", domandai.
"Ha il potere di interpretare e di portare agli Dèi le cose che vengono dagli uomini e agli uomini le cose che vengono dagli Dèi: degli uomini le preghiere e i sacrifici, degli Dèi, invece, i comandi e le ricompense dei sacrifici. E, stando in mezzo fra gli uni egli altri, opera un completamento, in modo che il tutto sia ben collegato con se medesimo. Per opera sua ha luogo tutta la mantica e altresì l'arte sacerdotale che riguarda i sacrifici e le iniziazioni e gli incantesimi e tutta quanta la divinazione e la magia. Un Dio non si mescola all'uomo, ma per opera di questo demone gli Dèi hanno ogni relazione ed ogni colloquio con gli uomini, sia quando vegliano, sia quando dormono. E chi è sapiente in queste cose è un uomo demonico; chi, invece, è sapiente in altre cose, in arti o in mestieri, è uomo volgare. Tali demoni sono molti e svariati; e uno di essi è Eros".

Socrate, Tutte le opere, Simposio, Editore Bompiani, pag. 510-511

Questa è la riflessione di Platone che non ha nulla di religioso, ma solo fini politici di dominio dell'uomo sull'uomo.

Il Simposio è scritto da Platone fra il 388 a.c. e il 366 a.c., circa 400 anni dopo Esiodo.

Tuttavia, Eros, nella filosofia religiosa greca, non assume mai l'aspetto divino indicato da Platone attraverso Socrate, ma rimane il fondamento delle relazioni divine e religiose.

Nella compilazione degli Inni Orfici, nel II secolo d.c., circa 500 anni dopo Platone, Eros viene presentato fra l'idea dell'Eros primordiale, come proposta da Esiodo, e "Desiderio Bello" che segue Afrodite come accennato in Esiodo.

Scrive l'Inno Orfico:

Inno Orfico ad Eros

Invoco il grande, santo, amabile, dolce Eros
possente per l'arco, alato, dalla corsa di fuoco, veloce nello slancio,
che gioca con gli dèi e con gli uomini mortali,
industrioso, dalla duplice natura, che ha le chiavi di tutto,
dell'etere celeste, del mare, della terra, e quanti soffi generatori di tutto
per i mortali nutre la dea che produce frutti verdeggianti,
e quante cose ha l'ampio Tartaro e il mare sonoro;
tu solo, infatti, governi il timone di tutte queste cose.
Ma, beato, unisciti con pensieri puri agli iniziati,
e allontana da questi gli slanci vili e strani.

Da Inni Orfici, ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Dal punto di vista dell'antica religione greca, la collocazione di Eros nel panorama religioso non è cambiata dopo circa 1000 anni nonostante i tentativi di Platone di svilirne la figura.

Negli Inni Orfici la descrizione di Eros ha subito mutazioni rispetto alla visione Esiodea, ma sono più adattamenti culturali piuttosto che modificazione della struttura religiosa in cui permane il Dio quale forza che spezza i legami di un presente che, grazie all'azione del Dio in ogni Essere, ogni Essere cessa di essere statico ed entra in trasformazione; sia come oggettività che come soggettività degli individui che la abitano.

 

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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