La forza d'animo e l'orgoglio è la forza di veicolare, attraverso la ragione, anche i più violenti moti dell'animo e tutte le passioni che emergono in noi. Questa forza, che noi chiamiamo autodominio, ha il suo posto nell'animo stesso ed è il motore dell'esistenza umana.
Marzo 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

23 marzo 2025 cronache della religione pagana
Celebrazione dell'Equinozio di Primavera
Bosco Sacro - Jesolo
22 marzo 2025

Claudio Simeoni

Cronache mese di marzo 2025

23 marzo 2025

Celebrazione dell'Equinozio di Primavera
Bosco Sacro - Jesolo
22 marzo 2025

Le altre evocazioni durante la celebrazione dell'Equinozio di Primavera. Già ho presentato quella in onore di Zeus e quella in onore di Atena. Oggi presento le altre 4 evocazioni: il "Carmine Saliaria"; "L'inno a Pan" (omero); "Inno al serpente" (Religione Pagana); "L'uscita dell'anima alla luce del giorno" (Libro egiziano dei morti).

Con questi Inni non solo vogliamo onorare la nascita di tutti gli Dèi, ma soprattutto, la nostra nascita ed ogni nascita della nostra coscienza che si rinnova ad ogni trasformazione indotta da ogni nuova esperienza che la vita ci riserva.

Carmina Saliaria

Cantate il padre degli dei

Supplicate il dio degli dei

 

O Sole, sorgi al mondo

Alla porta del cielo, o tu che apri

Sei il gentile custode delle porte

Sei il buon Ianes

Sei il benefico generatore

[...]

di più potenti signori

 

Quando tuoni, signore della luce,

davanti a te tremano

quanti dei nel cielo

ti udirono tuonare

 

Carmina Saliaria

Dinom em pa cante

Dinom deivo subplecate

 

O Zuel ad oreso omnia

Verom ad patulcie

Cosmis es ianeos

Ianes es duonos

Ceros es manos

[...]

Po meliosom regom

 

Quonne tonas, Leucesie,

Prai tet tremonti

Quot ibei tet dinei

Audiisont tonase

 

Inno a Pan

Musa cantami il caro figlio di Ermes, bicorne,

dai piedi di capra, amante del frastuono, che vaga

per le valli boscose in compagnia con le Ninfe danzatrici:

esse amano percorrere le cime delle rupi scoscese,

invocando Pan, il dio dei pascoli, dai capelli lucenti,

irsuto, che frequenta tutte le alture nevose

e le cime dei monti e i sentieri pietrosi.

Si aggira in su e in giù per le fitte macchie:

ora è attratto dall'acqua di tranquilli ruscelli,

ora si arrampica su rocce inaccessibili,

salendo sulla cima più alta, per sorvegliare le greggi.

Spesso corre per le grandi montagne biancastre,

spesso attraversa le valli, facendo strage di selvaggina

grazie alla vista acutissima. Solo al tramonto,

tornando da caccia, intona sulla zampogna una dolce

melodia: non lo vince nel canto

l'uccello che a primavera effonde un lamento

con voce di miele tra i fiori e le foglie.

Allora si uniscono al suo canto le Ninfe montane

dalla limpida voce, danzando con passi rapidi presso la fonte

profonda, e l'eco risuona dalla vetta del monte.

Il dio ora danza in tondo, ora entra nel mezzo,

con rapidi passi - porta sul dorso una fulva pelle

di lince - e si esalta nel cuore a quel canto ritmato,

sul tenero prato dove il croco e il giacinto

odoroso si mescolano all'erba, fiorendo in gran copia.

Cantano gli DEI beati e il vasto Olimpo;

per esempio, più di ogni altro esaltano il rapido Ermes,

dicendo com'è messaggero veloce per tutti gli dèi,

e come arrivò nell'Arcadia ricca di fonti, madre

di greggi, dove c'è un tempio per lui, il signore Cillenio.

Lì pur essendo un dio pascolava le greggi lanose

di un mortale: infatti ardeva in lui il desiderio struggente

di unirsi in amore con la ricciuta figlia di Driope.

Ottenne le nozze fiorenti, ed essa nel palazzo partorì

a Ermes un figlio, già subito strano a vedersi:

bicorne, dai piedi di capra, rumoroso, dal dolce sorriso.

La madre balzò in piedi e fuggì, lasciando il bambino:

ebbe paura infatti, quando vide il viso ferino e barbuto.

Ma il rapido Ermes lo prese subito in braccio

e l'accolse: la gioia traboccava dal cuore del dio.

Salì in fretta alle sedi degli immortali, con il figlio

avvolto in una folta pelliccia di una lepre montana;

si sedette vicino a Zeus e agli altri immortali

e mostrò suo figlio: tutti gli dei si rallegrarono

in cuore, e più di tutti il delirante Dioniso.

Lo chiamarono Pan, perché a tutti aveva rallegrato il cuore.

Così ti saluto, signore, e ti placo col mio canto;

e io canterò te e anche un'altra canzone: la canzone della mia vita!

 

[Inni Omerici a cura di Giuseppe Zanetto ed. Bur]

Inno a serpente

Gaia generatrice, presenza dell'universo, caos primigenio

essenza che accoglie la volontà manifesta nel suo agire

principio di ogni cosa travagliata.

Ogni germinazione è dominata dalla trasformazione;

dominio della luce;

volontà di espansione;

volontà che piange, che si rallegra, che ride;

volontà che si nutre di Gaia:

volontà che si trasforma rinascendo all'infinito

felice ed infelice attraverso le condizioni del mondo.

Avendo aggiunto la mia volontà all'anima di Gaia

attraverserò tutti gli eoni dell'esistenza

vagando nei labirinti dello spazio;

mostrerò le figure degli Dei

chiamando ogni trasformazione della vita:

CONOSCENZA!

 

[elaborato sulla traccia dell'Inno al Serpente dei Naasseni tratto da Preghiere Pagane a cura di S. Carnazzi e G. Conte ed. Stampa Alternativa]

Uscita dell'anima alla luce del giorno

Io sono l'Oggi.

Io sono lo Jeri.

lo sono il Domani.

Attraverso le mie numerose Nascite

io sussisto giovane e vigoroso.

Io sono I'Anima divina e misteriosa

Che, in altri tempi, creò gli dèi

E la cui celata essenza nutre

Le divinità del Duat, dell’Amenti e del Cielo.

Io sono il Governale dell'Oriente,

Signore dei Due Volti divini.

Il mio splendore illumina tutti gli Esseri risorti

I quali, mentre compiono nel Reame della Morte,

Successive trasformazioni,

Penosamente cercano il loro cammino

Brancolando nella Regione delle Tenebre.

O voi, Spiriti dalla testa di Sparviero,

Dagli impassibili occhi,

Voi che dimorate nei luoghi altissimi,

Ascoltate attentamente le parole magiche

Scandite da coloro che seguono il mio feretro

Procedente verso la sua nascosta dimora.

E voi che precedete e seguite Ra

Durante il suo cammino verso il punto culminante del Cielo,

Mentre che lo stesso Ra, Signore del Santuario,

Ritto nella sua Barca,

Fa apparire, con il dardeggiare dei suoi raggi, i frutti della Terra

Voi tutti, sappiate!

In verità, io sono Ra!

Ra, all'opposto, è dunque me stesso!

Sono io l'artefice che ha cesellato in cristallo

La volta del firmamento di Ptah.

O Ra! II tuo Spirito esulta ed il tuo Cuore è contento,

Quando tu contempli la meravigliosa armonia di questo giorno,

Quando tu penetri in questa città celeste di Khemennu

Ed in seguito l’abbandoni per la Porta dell’Est...

I primi generati dagli dei, che ti hanno preceduto,

Vengono ad incontrarti

E ti accolgono con acclamazioni festose...

O Ra! Fa che per me si presentino amene e piacevoli

Le vie percorse dai tuoi raggi solari!

Per me elargisci i tuoi Luminosi Sentieri,

Nel giorno in cui m’involo dalla Terra

Verso le Celesti Regioni!

Compenetrami della tua Luce, o Ba misterioso!

Eccomi giunto a Te dinanzi,

O Dio, la cui voce cupamente rimbomba, quale possente Tuono,

Nelle vaste Regioni dei Morti....

I peccati dei miei progenitori,

Fa che non mi siano imputati!

Liberami da questo Spirito falso e malefico-

Del quale, i due occhi appaiono chiusi verso la Sera

E durante la Notte, massacra i mortali...

In verità, io trabocco di Possibilità senza limiti,

Ed il mio nome è “il grande Tenebroso”

Ciò che in me è celato,

Conformemente al ritmo del Tempo, Io lo manifesto

Attraverso il mutamento delle mie cangianti Forme...

Ecco il Dio grande ed infinito

La cui voce misteriosa risveglia le divinità

Celate nel mio Cuore.

Ecco che questo Dio, levando il suo possente braccio, dice:

“Vieni! Valica I'Abisso!

 

[Da Il Libro dei Morti degli Antichi Egiziani di G. Kolpaktchy e D. Piantanida ed. Brancato]

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

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